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BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI regia di Ettore Scola

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Ciumi     8 / 10  09/08/2011 13:45:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel colle di polvere e fango e baracche, si specchia Roma, che non si vede. Al piano sequenza circolare tra le prime scene, che gira lungo l'interno della casa, attorno al letto del suo padrone, la famiglia italiana - mentre un'altra, benestante, nel film non compare. La comunità, l'umanità tutta, nuda dell'umile falsa purezza, è colta nella sua (grottesca) verità, in cima ai suoi margini, comandata dalla violenza virile e dai soldi, con l'infanzia chiusa tra reti di materassi, ad aspettare d'uscire a far parte di quell'avara vita che già impara.

E' davvero un bel film, perché brutto davvero: nel suo racconto bunuelliano degli ultimi, senza toni tragici, ma in modi di commedia, muove una critica tanto semplice quanto efficace. Alla famiglia in primo luogo, che più prova a farsi fuori, ostile alla propria miseria, e più finisce per moltiplicare: sé, gli odi, i bestiali istinti, il sorvegliarsi, le liti.

Tuttavia buona parte del merito va sicuramente alla figura del tiranno padre Giacinto, interpretato da un memorabile Manfredi, che fa da perno alla storia e agli altri personaggi.
"Tutti devono essere sapitori della splendosità di Giacinto!"

L'ultima nota che fugge, per un momento, dalla baracca degli ammassati, la giovane in gravidanza, all'alba, che dà uno sguardo alla città delle cupole e dei quartieri, con in mente chissà quale avvenire, sfuma, non tanto simbolo della speranza, di cui il film è privo, quanto dell'illusione che sorge per subito svanire.