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UN'ESTATE D'AMORE regia di Ingmar Bergman

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amterme63     7 / 10  12/08/2010 13:57:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Con questo film comincio Ingmar Bergman.
Devo dire che mi è piaciuto e non mi ha assolutamente annoiato, nonostante sia un film che appartiene come atmosfera e come modo di raccontare agli anni ’50. Anche in questo film “minore” e sentimentale si trovano tematiche e riflessioni universali, riguardanti l’instabilità dei sentimenti e della felicità, la difficoltà di creare dei rapporti duraturi, il peso del passato e della “normalità”, la speranza di cambiare e di riprovare nuove storie e nuovi sentimenti. Non è quindi per nulla un film banale o sentimentale.
La cosa che mi ha colpito di più è però la grande maestria del raccontare per immagini che ha Bergman: un metodo molto pulito, classico, semplice ma di grandissima efficacia.
Tutte le immagini sono nitide, chiare, ordinate ma allo stesso tempo molto suggestive. Spiccano le immagini della natura: insenature tranquille dalle acque cristalline e dalle rocce levigate, la luce tersa e chiara dell’estate, i boschi, i prati, i fiori, ma anche l’autunno, il freddo, la malinconia e la tristezza. Splendide anche le riprese dei ballerini che danzano.
Già si cominciano ad apprezzare le riprese in controluce con le figure scure che si stagliano sul cielo chiaro,
Meraviglioso poi il gioco espressivo nelle frequenti sequenze di dialoghi e scambi di opinioni. Bergman è un mago, sa dare a delle scene fondamentalmente statiche una vivacità un’espressività sentimentale senza pari. Varia spesso il punto di ripresa: obliquo, primo piano, pone le figure su piani diversi, ci gira intorno con la mdp, utilizza specchi, a volte rifiuta il campo/controcampo per concentrarsi sulle mani o addirittura i piedi per suggerire le azioni più che mostrarle. La capacità di sintesi visiva dei concetti espressi è già notevole fin dai primi film.
Certo i personaggi sono fin troppo schematici e “semplici”, la storia fin troppo banale e scontata (il film ha a volte dei momenti di stanca e ripetizione), ma la profondità dei temi trattati e i sentimenti espressi in maniera così palpabile tengono sempre alto il senso di “piacere” alla visione.
Il film oscilla fra ottimismo e pessimismo. Ottimismo perché l’amore esiste, ci prende all’improvviso, ci inebria, ci stordisce. Pessimismo perché è difficile mantenere per sempre l’armonia. Anche in questo film appare la solita coppia di gente matura che litiga e quasi si odia a vicenda. E’ sempre molto complicato e pericoloso comunicare la propria instabilità interiore e basta un niente per creare tensione, incomprensione con il rischio di mandare tutto all’aria.
Poi il caso ci mette lo zampino e rende vana la speranza di felicità. Il tempo e il mestiere completano l’opera di indurimento e chiusura dell’animo. Sul finale però l’ottimismo sembra di nuovo prevalere. Si può ricominciare, si può rischiare, anzi il rischio e il cambiamento possono dare l’ebbrezza di una nuova felicità. Non si sa come andrà ma è già positivo il fatto di ritentare l’amore.