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SPRUZZI - SPETTERS regia di Paul Verhoeven

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phemt     8 / 10  15/10/2008 11:15:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Storia particolare quella alle spalle di Paul Verhoeven… Due lauree (in fisica e matematica), l’arruolamento in marina, la passione per i documentari, gli inizi come scrittore e regista di una serie sulla tv olandese (dove comincia il sodalizio con l’amico Rutger Hauer), poi la lunga gavetta nel cinema indipendente in patria spesa tra film erotici, avventurosi e drammatici ma sempre e comunque caratterizzati da situazioni forti, la partenza per l’America a tentare la fortuna negli Stati Uniti e il successo clamoroso di Robocop quando ormai era già un regista maturo con circa una decina di film all’attivo…

Spetters (Spruzzi e cioè quelli di terra e fango sulla faccia e sui vestiti dei motociclisti) è uno dei film migliori e più rappresentativi del periodo olandese pre-Robocop e c’è poco da aggiungere all’ottimo commento di Crimson…

Dramma a tinte forti, ad una prima parte più goliardica dove fanno capolino anche alcuni momenti divertenti segue una seconda parte amarissima…
I tre protagonisti sono in un certo senso tre perdenti e finiranno per dover fare i conti con la realtà, abbandonare i propri sogni o rassegnarsi a quello che li circonda…
C’è chi si scopre gay solo dopo aver subito una violenza, chi umiliato e deriso abbandona il sogno di diventare un campione di motocross e cede alle lusinghe della vita borghese e chi in un attimo, dopo aver firmato il contratto della vita, perde tutto il suo talento e scopre di non essere pronto per tutto quello che lo aspetta… Una nuova vita, spesa sempre su due ruote si, ma queste ruote sono più grandi, non ci sono più spruzzi sulla pelle, la disperazione aumenta e non si riesce più a tirare avanti tra la compassione della gente e il senso d’impotenza ormai padrone di te…

Solida e dallo stile inconfondibile la regia di Verhoeven, che non si fa mancare anche una citazione al Kubrick di Arancia Meccanica, il regista olandese non ha paura e osa parecchio (terribile la scena dello stupro maschile ma molto forte anche il pestaggio padre-figlio), mostra qualità registiche non comunissime portando avanti una storia corale di una tristezza considerevole a tratti addirittura devastante (il già citato ritorno a casa dopo l’infortunio con tanto di banda e musichetta da circo è una scena raggelante) illuminata però da un finale solare e positivo… Tanto che non è difficile perdonare a Verhoeven un paio di ingenuità perlopiù narrative… Adeguati sia il cast che le musiche, una particina per Hauer…

Dramma indipendente cattivo, feroce e cinico come pochi altri film in circolazione… Per i detrattori di Verhoeven, per chi crede che abbia esordito con Robocop, per chi se lo ricorda solo per le seghe sparate davanti alla Stone o alla Berkley, per lo stesso Verhoeven hollywoodiano più patinato e commerciale, per chi cerca un film “potente” e diverso dal solito…

Da noi naturalmente è praticamente sconosciuto…