Tuonato 7 / 10 07/11/2012 15:58:00 » Rispondi <<Mentre un film è solo "teatro filmato", il cinematografo è il tentativo di creare un nuovo linguaggio di immagini e suoni attraverso il montaggio.>> Bresson ha le idee chiare. Rigorose, arrivando a chiedere agli attori di non recitare di dire semplicemente le battute e compiere le azioni richieste come fossero burattini umani (ed è proprio questa l'idea che ci si fa, sembra di vedere tanti automi che si muovono e recitano in maniera meccanica). Così è dello spettatore il compito di interrogarsi e indovinare i diversi stati d'animo degli attori. Cinema sperimentale, insomma, quello di Bresson. In questo 'Balthazar' ci viene proposta una parabola, descritta dalle disgrazie di un asino in un misero contesto rurale, sull'impossibilità di estirpare il male dal mondo.
<<Il signore non sempre respinge, anche quando egli affligge il peccatore ha la sua misericordia perché non è a cuor leggero che egli umilia e affligge i figli degli uomini>>
Certo che se è "comune" convenzione che non ci sia alcuna dannazione, o quanto meno punizione, nell'arrecare del male è arduo dar torto a Bresson. E si assiste così inermi, senza protestare, al calvario di un povero cristo qualunque. Cinema sperimentale, dicevo. Ma manco troppo, perché parente stretto del neorealismo (per contesto, soggetto e trama) e della Nouvelle Vague (per mezzi, denuncia e proprietà dell'opera). Per cui concludendo, trascurando l'integralismo direttivo di Bresson, personalmente non riesco a ritenerlo superiore ai miglior lavori del biennio 1950-1960.