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BASIL L'INVESTIGATOPO regia di Ron Clements, John Musker, Burny Mattinson, David Michener

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Dom Cobb     1 / 10  27/05/2012 12:27:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Probabilmente il peggior classico di sempre, insieme a Rapunzel. Si vede che la nuova generazione ha ancora bisogno di prendere la mano, e il cartone ne risente in tutti i suoi aspetti: l'animazione è accettabile, ma il resto non va per niente bene, a cominciare dai personaggi, poco memorabili e, a conti fatti, anche stereotipati. Basil irrita con la sua fastidiosa arroganza e noncuranza, al punto che non si prova empatia né tantomeno simpatia nei suoi confronti, Topson è una spalla goffa, Rattigan un "cattivo" senza polso, senza carisma, non trasmette alcun senso di minaccia (sicuramente la peggiore prova del comunque bravo Glen Keane), mentre i comprimari come il cane non vengono sfruttati a dovere, per quanto ispirino più simpatia del poco interessante protagonista.
La storia è banale, vorrebbe essere la parodia di un poliziesco, ma il rischio di creare una cosa troppo complicata per i bambini semplifica tutto; ciò non sarebbe un problema se la comicità fosse efficace, purtroppo, però, neanche quella funziona. Così, se si sommano una storia e personaggi poco esaltanti, anche il climax, spesso il momento migliore dei cartoni Disney, è dimenticabile.
A peggiorare il tutto c'è la colonna sonora, firmata da un Henry Mancini ormai in pensione, accompagnata da un'insulsa canzoncina che infastidisce non poco.
Chiaramente ispirato ai più piccoli, Basil merita la poca attenzione che gli viene riservata, quindi lo sconsiglio per chi ha più di sei anni.
Dom Cobb  24/10/2014 23:47:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella Londra vittoriana, si consuma uno scontro senza esclusione di colpi fra l'energico, egocentrico ma sensibile topo investigatore Basil di Baker Street e l'astuto Professor Rattigan, che ha in mente un diabolico piano...
Siamo a metà degli anni '80 e il mondo dell'animazione viene scosso dal cocente flop di Taron e la pentola magica: ancora una volta, la Disney si trova sul lastrico, in preda agli speculatori che intendono approfittare della fine ormai certa del reparto animazione degli studios. Occorre un colpo gobbo per ridare fiducia non solo a un intero mondo di spettatori, ma anche agli animatori e persino alla nuova gestione Eisner, che sembra vedere la produzione di classici come un arto da amputare per salvare il paziente. Tutte le speranze per salvare l'animazione Disney ricadono sull'investigatopo londinese, che per di più subisce drastici tagli di budget e mille e più riscritture, l'eliminazione di personaggi vari e una notevole riduzione dagli iniziali novanta minuti ai più canonici settanta. Per fortuna, il film si rivela un successo: il pubblico si riavvicina alla factory del topo dopo il poco gradito exploit horror di Taron, e anche i critici sembrano essere dei fan di questo nuovo prodotto.
In altre parole, Basil doveva essere un ritorno alle origini, o quanto meno un riavvicinamento alla cosiddetta "formula" disneyana, e anche se ciò ha permesso la sopravvivenza del genere, rivisto oggi il film si dimostra un po' troppo da manuale.
Non è la prima volta che la Disney si concentra sul mondo animale in un contesto urbano, ma esso è stato sfruttato così tante volte durante il periodo xerografico che il suo ricorso in Basil non affascina più. Questo è un film che gioca sul sicuro sotto tutti gli aspetti, a partire dalla premessa.
Sul lato dell'animazione, si vede che gli animatori si sono visti costretti a giocare al risparmio, con uno stile molto vicino a quello di Bianca e Bernie, sebbene l'impianto visivo erediti una parte della cupezza che già caratterizzava il precedente Taron. Da notare l'uso del computer nelle sequenze finali, anche se ciò non contribuisce a rendere il film più spettacolare: anche nelle sequenze più grandi, tutto risulta purtroppo piccolo.
I personaggi sono interessanti, anche se non di certo fra i migliori usciti dalle menti creative degli animatori: Basil si fa apprezzare nonostante il suo egocentrismo e anche Rattigan ha i suoi momenti, ma degli altri si ricorda ben poco;


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per non parlare del fatto che tutti loro sono al servizio di una storia strettamente a misura di bambino, dove momenti riflessivi ideali per renderli più accattivanti sono sacrificati all'azione e all'avventura. Non che ci sia qualcosa di male in questo, solo che anche l'avventura in sé scarseggia e a parte una o due sequenze,


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non succede molto di veramente eccitante. Né è di aiuto la colonna sonora di Henry Mancini (sì, quello della Pantera Rosa), atona e incolore come le due svogliate canzoncine, che spezzano il ritmo piuttosto che far progredire la storia.
A sentirmi finora, sembra quasi che stia parlando di uno dei peggiori film della Disney, ma non è così: sarebbe meglio dire che, complice il periodo turbolento in cui è stato prodotto, è un lungometraggio alquanto piatto, molto stereotipato e che non corre nessun rischio. Gli manca l'energia necessaria, anche se non è privo di momenti tutto sommato godibili, e si vede che è stato fatto in un estremo tentativo di riconquistare il pubblico con una formula già abbondantemente sperimentata e dunque dal sicuro impatto. Un film carino, nulla di eccezionale, ma diciamocelo, solo un preludio all'imminente Rinascimento Disney.
VOTO: 6
Vitichindo  06/11/2014 18:26:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A me invece le musiche di Henry Mancini son piaciute tantissimo,le ho trovate molto adatte, comprese le due canzoncine ("Addio Amor" me la sono canticchiata per giorni parecchi anni fa)
Dom Cobb  02/07/2014 13:12:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perdonate il voto eccessivo, credo che dovrei correggerlo con un quattro o un cinque... in ogni caso, il voto è negativo.