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LA VITA SEGRETA DELLE PAROLE regia di Isabel Coixet

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janelobster     7½ / 10  21/03/2006 10:18:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
il silenzio di chi sceglie di non sentire. perché ha sentito e visto troppo.
la scelta di custodire un dolore, di chiudersi alla vita per restare in vita, quasi di banalizzarla riducendola a schema, alla dura ritualità di un tempo scandito da pochi atti sempre uguali, una vita-bambina, vita-nenia ripetuta come una cantilena, quanto più rassicurante del gettarsi a capofitto nel mare, nelle onde dell'esistenza.
trovare e quasi cercare il proprio esilio, la propria non vacanza dalla vita, la propria costante espiazione nell'attenzione, nella 'presenza' costante in quei pochi gesti, senza distrazioni diversivi o divertimenti, ma trascinandosi sempre appresso una verità pesante, senza i 'facciamo finta che'. con la coscienza sempre troppo vigile che ti marca stretta.

e tutto è pesante ma leggero, i toni anche più drammatici sono stemperati da un'ironia sottile, da un gusto di vivere anche così, nelle peggiori condizioni, ai confini, distanti dalla terraferma che ferma non è, ai margini, tra emarginati volontari.

la bravura, il 'tocco' femminile della sintesi, di far recitare il silenzio, il mare, un'oca, la ruggine, il vento, di dire tanto con poco, dando voce al pudore, intensificando l'espressione di un volto, di uno sguardo e, al tempo stesso, l'insicurezza, ancora più femminile, che si affaccia, che teme, forse, di dire troppo poco o di non farsi capire e vuole spiegare e allora si affida alla psicanalista, alla figura che dovrebbe, appunto, spiegarci (quindi 'moralizzare' e demoralizzare) quello che è già stato 'suggerito' attraverso altri linguaggi, attraverso la poesia di un segreto o del tacere o del prendersi cura di un'altra persona.
ed è lì sul ciglio che si gioca, fin quasi a perdersi, quell'equilibrio così funambolico, cercando di dare ancora altre emozioni, di aggiungere la didascalia, le 'note' a piè di pagina.

questa è la pecca del film: nell'appesantimento, nell'aver voluto aggiungere, a tutti i costi, certe 'esemplificazioni' (era necessario 'vederle', certe ferite?) e certi chiarimenti a un racconto che aveva già trovato la sua misura nell'onestà, nella sobrietà, nella leggerezza, e che alla fine ha rischiato di sfiorare il melodramma

un bel film, soprattutto perché non blasonato, senza pedigree, senza clamori, senza divismi.

un bel film che sarebbe potuto essere ancora più bello se non avesse avuto il terrore di raccontare la pura bellezza, la vita 's e g r e t a' delle parole.