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IL CAIMANO regia di Nanni Moretti

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  21/05/2010 21:53:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tagliamo pure a metà: ragioni (tante) per cui questa macroesuberanza per cronica mancanza di coraggio altrui non è stato dal sottoscritto finora mai commentato. L'uomo dei girotondi forse è ancora in tempo per regalarci un film perfetto e memorabile come "Bianca" o "Caro diario", che ha davvero chiuso un ciclo. Intuizioni interessanti, persino geniali (ehm il Berlusconi dai mille volti mi ha ricordato nientemeno che Leonardo Sciascia) si stemperano davanti al grigiore tiepido di questa invettiva sociale che deforma un pò tutto (anche la risibile ambiguità ideologica e artistica dei b-movies, che scherziamo Nanni? Torniamo alla cecità intellettuale di trenta quarant'anni fa?).
Troppa carne al fuoco, qualche fellinismo fuori misura (il set del film con Placido), una coppia alternativa di lesbiche che potrebbero anche starci nel carrozzone delle fiction di mediaset (tanto fa audience), e poi l'invettiva... quello che manca a Moretti è un sarcasmo un'irriverenza di cui sono capaci ormai solo Ciprì e Maresco. La sequenza delle banconote che ricicla un qualsiasi buon superprodotto americano, bravo davvero a crederti Oliver Stone...Nanni Moretti è una delle massime espressioni cinematografiche del cinema italiano, ma l'impressione che qualcosa non arrivi più resta tangibile. Forse emblematico di una realtà scomoda: non è possibile conoscere profondamente o analizzare in toto la figura di Berlusconi, uno degli uomini più repellenti e insieme "attraenti" della storia italiana dal dopoguerra a oggi.
Curiosamente riesce a filtrare un pò di sana autoironia proprio da un'attrice spesso ingessata nella sua bravura: Margherita Buy.
E poi? Solo alla fine, con quell'epilogo post-kafkiano (perchè utopico e rappresentativo dell'unica via d'uscita possibile da un'incubo) Moretti ritrova la sua strada. La sequenza è straordinaria, anche se oggi Sorrentino potrebbe dirci di essersi ispirato a quelle immagini per "Il divo".
Poi tutto scompare, o resta in superficie. Grande film mancato, "Il caimano". Privo anche del pathos generazionale che ha rivitalizzato un genere rischioso e controverso come il melodramma, v. "La stanza del figlio".
Una sola domanda: e se Moretti, quando non guarda più nello specchio la propria immagine, si sentisse espropriato di qualcosa?