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EL MARIACHI regia di Robert Rodriguez

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amterme63     8 / 10  03/07/2011 15:09:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è chi si ispira per i propri film al cosiddetto cinema di Serie B (al cinema dell'effetto) e chi invece cerca ispirazione da chi ha infuso vita ed emozione in ciò che ha creato (il cinema dell'arte). Rodriguez con "El Mariachi" ripropone al pubblico degli anni ‘90 lo spirito che ha animato la grande opera di Peckinpah, inserendoci varianti personali e mescolandolo con una stilizzazione visiva che richiama da lontano quella simile di Sergio Leone.
Grandi modelli per un risultato decisamente all'altezza. Il film emoziona, diverte, commuove, rimane nel cuore, entra nel mito.
Il mondo ritratto è molto simile a quello dei film di Peckinpah. C'è prima di tutto una società bacata fino al midollo, senza un briciolo di giustizia o ordine pubblico (emblematica la scena iniziale della polizia corrotta). In questo tipo di società non ha senso parlare di onestà o buoni sentimenti; occorre per forza venire a compromessi, sporcarsi con il malaffare (non c'è alternativa), usare la violenza e la giustizia privata, centillinare i buoni sentimenti. Rimangono comunque validi certi codici di comportamento umano. In pratica tutti sono cattivi ma ci sono diversi gradi di cattiveria: quella cinica, inumana, prevaricatrice e che cerca il potere assoluto; quella che invece vuole semplicemente la propria parte senza opprimere nessuno; infine i buoni e i miti costretti a essere violenti per istinto di conservazione o per sete di giustizia.
I tre gradi sono rappresentati dai tre protagonisti maschili del film: Moco è la persona apparentemente "rispettabile", quella più onorata e potente, lui rappresenta la cattiveria cinica e distruttiva, la più disprezzata, l'equivalente dei miliardari e dei potentati politici nei film di Peckinpah; Azul invece rappresenta il criminale dei bassi strati, quello popolano e folkloristico, comunque molto temibile e risoluto, lui è il crimine giusticabile e giustificato, l'equivalente del Mucchio Selvaggio e dei piccoli malviventi che cercano una vita dignitosa nei film di Peckinpah; El Mariachi infine impersona le persone buone, oneste, apparentemente miti e rinunciatarie, ma che si scatenano se devono difendere se stessi e la propria proprietà (la chitarra), un po' come il protagonista di "Cane di paglia".
Rodriguez ci mette poi del suo. Prima di tutto utilizza una chiave comica sconosciuta a Peckinpah. Però più che il comico estraniante e destrutturante di Tarantino, il comico è usato in chiave ironica e va a rappresentare il destino, gli strani disegni imprevisti e imprevedibili della vita, alla quale tutti devono in qualche maniera sottostare. E' un elemento che non disturba l'emotività e il pathos della storia, anzi in qualche maniera l'arricchisce e la nobilità, dandogli un ché di fatale e ineluttabile. Le uniche scene in cui si usa una comicità più diretta e grottesca (quando gli scagnozzi si sparano a vicenda) sono guarda caso le più deboli, le meno riuscite e quasi stonano nel contesto generale.
Altro elemento caratterizzante è la stilizzazione visiva. Fin dalle prime inquadrature si nota un modo di inquadrare insolito e particolare (di traverso, obliquo, deformante, con alternanza di piani lunghi e improvvisi primi piani). In pratica Rodriguez prende in prestito da Sergio Leone l'ottica enfatica e drammatizzante della visione focalizzata e concentrata. Il ritmo tra l'altro non è quello spezzato e convulso dei film di Peckinpah, ma quello lento e carico di tensione emotiva dei primi western di Leone.
Altro elemento nuovo e personale di Rodriguez è la presenza di un personaggio veramente femminile, attivo e determinante. Il cinema di Peckinpah, Leone e Tarantino è un cinema prevalentemente maschile: le donne fanno la parte di prostitute o di semplice appoggio al protagonista, altrimenti vengono mascolinizzate ("Kill Bill"). Il personaggio di Domino è uno dei più bei e completi personaggi femminili apparsi in questo tipo di film (insieme a Jackie Brown).
In fondo è l'amore fra Domino e El Mariachi che nobilita e rende il film bello e affascinante, al di là dell'azione e della violenza. Ed è anche quell'in più che rende il personaggio del Mariachi qualcosa di complesso e completo, che lo fa entrare nel cuore dello spettatore.
La conclusione riecheggia i film di Leone, in quanto il "premio" che viene dato al protagonista è quello di consegnarlo allo splendido e luminoso mondo del MITO.
Ciumi  02/08/2011 19:19:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L’ho visto Luca, avevi ragione, è davvero un film piacevole… Poi, a proposito di Peckimpah, la storia d’amore del Mariachi mi ha ricordato, così in contrasto con l’atmosfera e gli altri personaggi, quella di “Voglio la testa di Garcia”…
amterme63  03/08/2011 08:35:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, sono contento che ti sia piaciuto. Guarda caso "Voglio la testa di Garcia" è uno dei pochi film di Peckinpah che mi manda. Comunque ho già adocchiato il dvd in biblioteca e presto riempirò questa grave lacuna.
Grazie della risposta e alla prossima, Maurizio.