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I CENTO PASSI regia di Marco Tullio Giordana

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kafka62     6½ / 10  09/03/2018 11:54:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tra i film sulla mafia, "I cento passi" è uno dei pochi che abbia una sua dignità artistica e che non si inserisca supinamente all'interno del genere inaugurato molti anni fa dalla "Piovra" televisiva. Certo, anche qui non manca il folklore mafioso (la sequenza del pranzo di nozze), ma esso è sempre corretto da uno sguardo antropologicamente credibile. Neppure mancano le semplificazioni ideologiche (i pugni chiusi al funerale del protagonista, con l'emotivamente ricattatoria canzone dei Procol Harum in sottofondo) o l'impressione di didascalismo di certe sequenze (la morte dello zio mafioso, la presentazione del capo-sezione comunista, la deriva individualista di Radio Aut dopo l'incontro coi fricchettoni), ma dove il film si riscatta è nel rapporto tra Peppino e la sua famiglia: il padre, umanissimo nel suo oscillare tra l'amore e – perché no? – anche l'orgoglio per quel figlio "pazzo" e la fedeltà gregaria al codice mafioso; la madre, che non abbandona il figlio pur senza tradire mai il suo ruolo di donna siciliana, obbediente e sottomessa al marito; e il fratello, che vive tra l'adesione ai pericolosi entusiasmi di Peppino e la contemporanea accettazione, comoda e vigliacca, dello status quo. Nella descrizione di queste ambigue e complesse relazioni familiari, "I cento passi" riesce ad azzeccare alcune sequenze emotivamente molto forti, sorretto tra l'altro da un ottimo uso del dialetto siciliano e da una scrupolosa attività di documentazione storica, che non trascura peraltro il coté privato di Peppino (ad esempio, il toccante discorso sull'importanza della bellezza e sulla abitudine della gente di assuefarsi al suo contrario, fatto all'amico Salvo sulla collina sopra l'aeroporto di Punta Raisi).