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SOTTO IL SEGNO DEL PERICOLO regia di Phillip Noyce

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Dom Cobb     8 / 10  16/03/2014 21:51:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stavolta, l'analista della CIA Jack Ryan è davvero nei guai: in seguito a una strage collegata al cartello della droga colombiano, il governo americano decide di ricorrere a misure illegali pur di porre fine ai loschi traffici. Si scatena così una vera e propria guerriglia armata, in cui vigono le leggi del voltafaccia, dei tradimenti e del doppiogiochismo, non solo ai vertici del governo, ma anche fra gli stessi colombiani. Una guerra nella quale Ryan finisce per trovarsi in mezzo...
Terzo appuntamento con le avventure del personaggio creato da Tom Clancy, in un adattamento che, dopo il floscio episodio precedente, torna a livelli più che accettabili. Merito più che altro della sceneggiatura, la cui qualità è probabilmente garantita dallo stesso materiale di partenza, che io non ho mai avuto occasione di visionare.
Il fatto è che, mentre il primo lungometraggio su Jack Ryan era un thriller sottomarino giocato tutto sulla suspense e il secondo un mero "revenge movie" in cui le sottigliezze politiche e una trama genuinamente di spionaggio erano sacrificati a un debole scontro incentrato sulla vita privata del protagonista, questa nuova versione è letteralmente una macchina ad ingranaggi, in cui tutti i personaggi non sono altro che degli stereotipi che fanno andare avanti la storia: a partire dallo stesso Jack Ryan (un Harrison Ford molto più convinto e grintoso dell'ultima volta), così buono, onesto e pulito da non sembrare neanche vero, passando poi per i classici politici sporchi e corrotti che manipolano gli eventi unicamente per i loro scopi e infine ai colombiani cattivi che cercano di farsi le scarpe l'un l'altro. E la cosa, proprio perché il film è quello che è, funziona.
Detto in altre parole, ciò che interessa in film del genere sono la trama, i colpi di scena, il percorso che, come in un gioco dell'oca, porta da un tassello a quello successivo, non certo personaggi che vadano oltre una caratterizzazione standard, anche se i dialoghi e le interpretazioni sembrano volersi muovere proprio in tal senso. Se, poi, il tutto è condito con una discreta dose di azione, ancora meglio.
Questo è ciò che il film è, e ci viene offerto proprio quello che ci si aspetta, fra trame (anche troppo) cervellotiche, individui ambigui e qualche botto, nonché una critica velata quanto, forse, superficiale, alla condotta del governo stesso, benché questo ultimo aspetto potrebbe nascondere una vena di patriottismo di cui si sarebbe potuto fare a meno.


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Tuttavia, ciò non vuol dire che il film in sé perda di credibilità o di godimento; anzi, se tutti i film di "spionaggio dietro le quinte" fossero fatti così, sarebbe meglio. Qui si può stare al gioco grazie a un'azione sempre incalzante e ben girata


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a una trama, come ho già detto, intrigante e fluida, nonostante sia un po' avvitata su sé stessa, e delle decenti interpretazioni, fra le quali spiccano Willem Defoe, probabilmente nel suo unico ruolo da "buono" nella sua carriera, e un maligno duo di villain, il viscido Henry Czerny e il ferreo Joaqim de Almeida.
Manca ancora un episodio prima di concentrarmi sul nuovo lungometraggio di Jack Ryan; speriamo che il livello qualitativo si mantenga intatto.
Dick  03/09/2016 15:29:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh dai, ha fatto anche Gesù e il soldato di "Platoon".