caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

DRIVE-AWAY DOLLS regia di Ethan Coen

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     6½ / 10  19/03/2024 14:21:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Tutto sommato il primo lavoro da solista di Ethan Coen non mi è neanche dispiaciuto, cioè, per intenderci, io mi sono divertito durante la visione, complici diversi fattori, poi c'è da ammettere che effettivamente è un film in cui l'originalità non esiste, Coen ricicla se stesso, ricita Tarantino e tutti i soci del cinema postmoderno, propone una struttura, uno stile, delle ambientazioni e una regia già del tutto rodate, però nell'insieme sembra funzionare anche discretamente, realizza un filmetto corto e leggero che scorre e intrattiene con successo.

La storia parla di queste due donne omosessuali, Jamie e Marian, che dopo la rottura di Jamie con l'ex fidanzata decidono di fare un viaggio on the road sulla east coast statunitense, partendo da Philadelphia fino ad arrivare in Florida dove abita la zia di Marian, adotteranno come sistema il drive away, una sorta di noleggio macchine a basso costo con un viaggio di sola andata per consegnarla ad un cliente, per una pura coincidenza prenderanno a noleggio la macchina sbagliata, con una valigetta contenente qualcosa apparentemente di grosso valore che questi sicari cercano disperatamente.

Il film si dipana come un road movie e tratteggia bene fin da subito i caratteri, da Jamie, interpretata da un'affascinante Margaret Qualley, spigliata, avventuriera e molto promiscua sessualmente, alla ricerca dell'avventura e del divertimento, alla controparte, Marian, ben più pudica, con poca esperienza, spesso poco motivata nel fare vita mondana, come si vede nella prima parte di film in cui alla prima uscita torna a leggere un libro in camera mentre Jamie rimane a divertirsi e cercare avventure, il contrasto tra questi due personaggi tende a creare una leggera componente umoristica che sfocia progressivamente in un'empatia reciproca man mano che approfondiscono il rapporto, con un'evoluzione non indifferente, allo stesso tempo, se da una parte ci sono le due ragazze, inizialmente inconsapevoli di avere una valigetta così preziosa, dall'altra ci sono i due sicari alla loro ricerca che regalano diversi momenti esilaranti, come si può vedere dalla visita a Sukie, ex di Jamie, burbera poliziotta dal fisico imponente, che picchia per benino il sicario che voleva chiederle le informazioni per poi dargliele tranquillamente perché odia a morte Jamie, arrivando ai successivi dialoghi tra i due.
Forte la componente queer, evidenziata per buona parte del viaggio, che alla fine, oltre al plot un po' da caper movie, nella sua parte più di intrattenimento, da all'opera anche quel significato di fondo in nome dell'amore libero in un'America che era in un periodo di transizione, il viaggio tra gli stati del sud, prettamente conservatori, mostra la nascente minoranza di persone che provano finalmente a vivere la loro libera sessualità, anche con una buona dose di autoironia.

Il citazionismo è sprecato - la valigetta non c'è bisogno neanche di dirlo cosa cita, vero? -, Ethan Coen a modo suo omaggia l'America e il cinema postmoderno del periodo, tralaltro il film è ambientato a fine anni novanta, momento in cui quella tipologia di film era molto in voga, ed è curioso anche notare che ormai sembra esserci anche una visione nostalgica su quel periodo, come fino a poco tempo fa poteva esserci sugli anni settanta o ottanta, invece questo film ambientato nel 1999, con i suoi telefoni fissi, macchine del periodo, trasmette una discreta componente suggestiva, poi il regista va anche più in là introducendo intermezzi lisergici più tipici dell'america anni sessanta/settanta, tra l'altro con un pezzone come Maggot Brain in sottofondo, registicamente prevale una componente esagerativa tipica del cinema postmoderno, con dialoghi quasi urlati, personaggi che diventano dei caratteristi molto istrionici, gigioneggiano, tratteggiano una forte autoironia, creano situazioni bizzarre anche un po' furbette nell'acchiappare l'attenzione, magari con qualche citazione pop-oriented, anche il montaggio con le sue transizioni vintage sposa questo stile, non mancano neanche i trunk shot, non mancano le scene molto da wtf, insomma è un calderone di cinema postmoderno, un calderone che comunque mi è piaciucchiato.