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LA ZONA D'INTERESSE regia di Jonathan Glazer

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Invia una mail all'autore del commento emans     9 / 10  02/04/2024 13:36:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Leggere la storia di Rudolf Höss è sconcertante, ci sono aneddoti sulla sua vita che fanno accapponare la pelle per quanto è stato spietato al servizio di Hitler. Ci si potrebbe girare tranquillamente un film, si poteva riempire questo stesso film di avvenimenti e curiosita' eppure nemmeno una delle classiche scritte riassuntorie prima dei titoli di coda. Il regista lascia fuori dal film tutto questo e parla di Rudolf come un ottimo "lavoratore" capace di raggiungere tutti gli obbiettivi che si era prefissato. Del resto lui direttamente non parla mai di "Ebrei" ma solo su come gestire il suo lavoro.

Il lavoro invece del regista Jonathan Glazer non è tanto parlare dell'olocausto direttamente ma solo per vie traverse come a dimostrare non tanto che Rudolf sia un mostro unico e raro ma che tutti noi possiamo diventarlo se ignoriamo gli orrori che ci sono dietro l'angolo di casa nostra.

De resto noi cosa stiamo facendo per aiutare i popoli in guerra? Non siamo comodi nelle nostre case mentre c'è gente che muore di fame cosi vicino casa nostra? L'orrore non è solo Auschwitz.
Non ci deve quindi sorprendere nemmeno il comportamento della moglie che ha costruito li' la sua cova familiare e tanto si adira alla possibilita' di un trasferimento tanto di voler rimanere li anche senza il marito.
Solo due personaggi sembrano cozzare con i piani idilliaci della casa, la serva Polacca che compie atti di bonta' non a caso senza "colore" e la Madre della protagonista che sparisce lasciando un messaggio meritevole di essere bruciato.

Il film poi rasenta la perfezione dal punto di vista tecnico, la scelta di "mostrare" tutto solo attraverso il suono è un colpo di genio assoluto. Con tutti i film che hanno mostrato gli orrori del campo di concentramento ormai ci basta un urlo lontano per sapere gia' che qualcuno sta per essere torturato e ucciso, il rumore di un treno per sapere come gli ebrei siano stipati in cantinaia dentro un vagone, o vedere il fume di una ciminiera per immaginare le camere a gas. Perche mostrarlo direttamente quindi?

Non a caso entriamo ad Auschwitz solo quando questo diventa un museo per i visitarori, che siamo noi, che possiamo finalmente visitarlo per come è adesso, solo un ricordo necessario da non dimenticare mai.

Devo ammettere che dal regista di "Io sono Sean" (inutile) e "Under the Skin" (incompleto e poco chiaro) non mi sarei mai aspettato un film del genere.

Un film che verra' ricordato negli anni come uno dei migliori sul tema dell...incompatibilita' sociale.