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LA ZONA D'INTERESSE regia di Jonathan Glazer

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matt_995     9 / 10  15/03/2024 09:02:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Una moglie, con in braccio un neonato, saluta sul cancello di casa il maritino che sta andando al lavoro. Sono innamoratissimi. Poi l'uomo monta a cavallo e entra ad Auschwitz. Diventa "Morte", per citare Oppenheimer.
Già questa piccola, semplicissima scena a inizio film mi ha provocato un disgusto inimmaginabile, un torcimento alla bocca dello stomaco.
Poi il film prosegue e il tutto diventa sempre più normale (e quindi, in ultima analisi, agghiacciante). Facciamo l'abitudine a quei rumori e quelle grida inquietanti e lontane, fuori scena. Facciamo l'abitudine a questa allegra famigliola e pensiamo: Ma sì, in fondo questo Rudolf Hoss è un padre amorevole. Ma sì, in fondo questa donna è solo innamorata e orgogliosa della sua villa. Perché in questo è racchiusa la grandezza di questo film: raccontare i gerarchi nazisti come persone normali, non i cattivoni da fumetto, ma persone sostanzialmente dedite al loro ruolo e, cosa assai peggiore della cattiveria, imbambolate dall'indifferenza e, a poco a poco, guardarli muoversi nella casa, rende anche noi indifferenti, preda della banalità del male. Finché non siamo colpiti da un senso di disgusto, un malessere fisico, esattamente come tutti i personaggi del film (tutti tranne la meravigliosa Sandra Huller, davvero il male rincarnato lei): come se lo stesso corpo rifiutasse lo schifo che è in grado di fare la nostra anima.