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PERFECT DAYS regia di Wim Wenders

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Thorondir     6½ / 10  08/01/2024 10:04:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il cinema (e la vita) delle piccole cose, dei gesti apparentemente insignificanti ma velati di profondo umanesimo, l'amore per Ozu e il Giappone, Tokyo come luogo dell'anima e oasi di una cultura altra (seppur qui contaminata da quella occidentale, dai romanzi alla musica). Ci sono gli ingredienti di un film che Wenders ha rincorso e sognato per anni. Nella storia di Hirayama c'è una routine metodica, sempre uguale a se stessa: la stessa bibita acquistata nello stesso posto, lo stesso tragitto per andare al lavoro, gli stessi luoghi in cui mangiare, lo stesso bagno pubblico in cui lavarsi, le piantine annaffiate tutte le mattine, ecc. . Wenders ci regala questo film di gesti (il gesto molto più importante della parola) e ci invita a riflettere sulla poesia insita nella quotidianità e su quelle cose a cui non dedichiamo molta attenzione. Eppure, nella scelta di raccontare una routine, la coerenza del film rischia di farlo sbandare, perché "Perfect Days" è esso stesso "routinizzato": lo spettatore non viene informato di come Hirayama vive la sua vita ogni giorno, è costretto a riviverla sempre uguale a se stessa. Scelta narrativa rischiosa e che finisce per rendere tutto più soporifero ma soprattutto per togliere screentime agli altri personaggi, a partire dal duo nipote/sorella, testimoni di qualcosa accaduto nel passato ma che non conosciamo minimamente (focalizzazione esterna). E questo finisce per depotenziare il dramma e per rendere un po' bozzettistici alcuni personaggi, affidando tutta la potenza espressiva di "Perfect Days" alla bellezza quasi futuristica di Tokyo e ai primi e primissini piani di Koji Yakusho. Con un finale che omaggia di nuovo Ozu e che ci ricorda che (forse) anche quando scelta e positivamente vissuta, la solitudine fa male e il trascorrere del tempo resta inesorabile.