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N IO E NAPOLEONE regia di Paolo Virzì

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RudyGonzo     5½ / 10  16/10/2006 12:24:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spesso scrivo dei film quando mi fanno arrabbiare, quando deludono le aspettative oltremisura, quando sono talmente pompati dalla critica che arrivi là e ti scoppiano in faccia lasciandoti i vestiti pregni di puzza di aria fritta. Ma questa volta non è così. Non proprio, almeno. Non mi sento di arrabbiarmi troppo con Virzì, un errore a uno che – a mio parere – non aveva ancora sbagliato un film, lo si perdona volentieri. Anche se spiace molto aver buttato via un’occasione così ghiotta, un soggetto così bello e intrigante: i giorni di Napoleone all’Elba. Pensate a che solletico alla fantasia: lui era Dio, era il più grande, era il Giulio Cesare del primo Ottocento, e finiva in esilio in Toscana, in mezzo a pescatori e contadini, in provincia, dove della partita a scacchi che aveva iniziato muovendo intere nazioni non era arrivate che una lontanissima e vaga eco. Come se Berlusconi diventasse il vostro vicino di pianerottolo, in un appartamento di camera e cucina.
Pensate quanti spunti, quanto scavo psicologico, che personaggio che potrebbe venire fuori.
E il maestrino, deluso da lui come Beethoven e mezz’Europa, che diventa suo biografo volante, cercando l’occasione per uccidere il paladino della libertà divenuto tiranno e caduto ormai in disgrazia, a fargli da contraltare: l’uno scendere qualche gradino dall’Olimpo e riflettere sulla vita vera e sulla delusione che ha dato al mondo, l’altro capire che, visto da vicino, anche un tiranno è un uomo.
Peccato: tutto questo nel film non c’è. O meglio, ci sarebbe, ma non ci viene raccontato. Il film procede per episodi, per bozzetti, e nessuno dei personaggi esce mai fuori dallo schermo per portarti con sé a vivere un po’ della Storia che sta accadendo davanti a lui. Ecco forse il problema: trascinati dalla “Storia”, ci si è dimenticati la “storia”.
A parziale discolpa: molto bella la ricostruzione d’epoca, e bravi quasi tutti gli attori, da Germano, a Autueil, a Ceccherini(!), alla Bellucci che sembra quasi recitare.

p.s.:ho tralasciato volutamente il discorso sulle musiche, spalmate ovunque e infarcite di citazioni beethoveniane che, se potrebbero essere giustificate dall’epoca e dal protagonista, fanno in realtà un’effetto da antologia da supermercato e risultano stucchevoli, quando non veramente fastidiose (una per tutte: l’Inno alla Gioia buttato là nel finale, tanto per).
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  16/10/2006 22:16:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il tuo commento fotografa perfettamente le mie impressioni. Completamente d'accordo con te.