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KILLERS OF THE FLOWER MOON regia di Martin Scorsese

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Mauro@Lanari     4½ / 10  14/12/2023 18:26:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La banalità teologica di (questo) Scorsese
Durant'una pausa dello spot per la Fiat 600e, DiCaprio bacia la moglie mentre l'avvelena o l'avvelena mentre la bacia. È il "Judas Kiss", la poetica di Scorsese impoverita, immiserita, depauperata fin'a una singola stupida idea. Come prendere dalla "Commedia" dantesca solo il quarto cerchio dell'"Inferno", il girone degl'avidi col De Niro luciferino d'"Angel Heart" (Parker '87) e ogn'altro personaggio raffigurato com'una delle caricature deformi di Grosz contro banchieri, affaristi e redditieri. Nell'eziologia del male la "reductio ad unum" neotestamentaria non può consistere nei 30 denari, i "trenta pezzi d'argento" di Matteo 26, 14-16 (https://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Matteo+26,+14-16), il peccat'originale che si propaga contagiando prima gl'Osage macchiati dagli zampilli di petrolio e poi i bianchi non può esser'individuato nello "sterco del diavolo", collo di bottiglia in cui s'era già infilato Bresson col suo ultimo film "L'Argent" ('83), mentre l'ex seminarista ha cominciato a mostrare 'sta fissa d'almeno "Casino" del '95, forse da "Goodfellas" del '90 o ancor prima da "The Color of Money" dell'86. Il serpente (o coyote) tentatore non può assumere il significato unifattoriale della "cupiditas" verso i soldi. Voglio dire: unire Griffith e Stroheim si può fare qualche volta, ma Scorsese stesso ci aveva abituato a disamine più sfaccettate. In un altro suo film a caso, "New York, New York" ('77), il "Major Chord" indica la sin qui vana speranza ch'una coppia s'emancipi dai rapporti di forza, sopraffazione, predatorietà raggiungendo un equilibrio "economico" nel valore reciproco e non in senso letterale. Materia ormai ereditata da P.T. Anderson anche se in modo altrettanto ossessivo-compulsivo. La resa dell'Inferno con la scena dell'incendio è più pregevole di quella inventatasi con poca fantasia da Trier nell'epilogo del suo lavoro più recente, "La casa di Jack" (2018). Il finale cameo metanarrativo come produttore d'un programma radiofonico è meno discreto e arguto di quello in "After Hours" ('85) com'operatore dei fari/luci/proiettori del club. A parte ciò, zzz.