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KILLERS OF THE FLOWER MOON regia di Martin Scorsese

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stratoZ     8 / 10  26/10/2023 13:34:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Film splendido di Scorsese che ancora nel 2023 ad ottant'anni suonati ci regala l'ennesimo affresco sull'America e le sue origini, sull'uomo e le sue pulsioni più basse, "Killers of the Flower Moon" è una rappresentazione spietata dell'avarizia, egoismo, brama e crudeltà umana, un film dilaniante per la cattiveria che mostra, l'ennesima analisi antropologica di Scorsese che dopo aver ampiamente approfondito la brama di potere senza scrupoli dei gangster, ma anche dei broker, si concentra sui coloni, realizzando a posteriori, se proprio vogliamo divertirci con i generi, un post western revisionista. Se nel filotto a cavallo tra gli anni 60' e 70' però ancora vi sono i cowboy che fieramente sparano all'impazzata e mostrano i massacri dei nativi come motivo di vanto qui i tempi sono cambiati, la società è andata avanti, uccidere non è più ben visto, allora ecco che entra in gioco uno dei personaggi più viscidi e meschini che mi sia capitato di vedere su schermo ultimamente.

Bill Hale, interpretato da un De Niro monumentale, racchiude tutto lo schifo di cui ho parlato prima, è un proprietario terriero che fiuta l'opportunità di mettere le mani sulle possessioni della famiglia appena suo nipote Ernest si sposa con Mollie, una donna appartenente a questa famiglia osage in possesso di terreni su cui sono stati scoperti i giacimenti petroliferi.
A questo punto è facile intuire dove andrà a parare la trama, come nel nostro caro vecchio western, e Scorsese lo sa benissimo, in cui se ne facevano di cotte e di crude per accaparrarsi l'oro, qui Bill e il suo burattino personale Ernest ne faranno di cotte e di crude per accaparrarsi l'oro del nuovo secolo, quello nero.
Ed è fantastico vedere De Niro interpretare il suo personaggio nella sua immensa falsità, i cambi di registro tra la freddezza con cui comunica le sue intenzioni a Ernest e la finta compassione che deve impersonare di fronte al susseguirsi delle tragedie nella famiglia di Mollie, fino ad arrivare al confronto finale tra le sbarre, in cui Ernest gli comunica che testimonierà la verità, con la sua voce tremolante e la finta sicurezza per cercare di farla franca ancora una volta, il suo porsi da uomo onnisciente, semplicemente straordinario, va goduto in lingua originale per apprezzare totalmente una performance del genere.

Non che DiCaprio sia tanto da meno, oddio forse interpreta un personaggio un po' più facile, semplicemente grezzo e arrivista, sempre negativo e un po' paradio*, ma fondamentalmente sarà una marionetta delle mani dello spietato zio, alla fine regala diversi grandi momenti anche lui e una buona crescita, basti pensare a come cresce la malizia tra l'inizio del film e la seconda parte, ma direi che il dialogo sulla lettura tra lui e suo zio rende perfettamente l'idea del personaggio "Sì, di leggere so leggere" ecco se metaforizziamo un pochino si potrebbe parlare del male che usa l'ignoranza come comburente per portare a termine le sue malefatte.

Poi c'è tutto il comparto tecnico che è eccezionale, qui la regia di Scorsese è ispiratissima, non rischia troppo e rimane sulla sua bellezza ormai canonizzata ma regala momenti di puro piacere a partire dai pianosequenza, qui mostrati con anche una discreta frequenza, che ricordano molto i suoi film più corali, da "Goodfellas" a "Casinò" - in realtà anche la struttura narrativa mi ricorda molto quei film - ad esempio quello post esplosione della bomba, con la camera che fa le scale e poi si fa il giro della casa ad immortalare il dramma di una famiglia ormai a pezzi, ma la cosa che stupisce particolarmente è come Scorsese, in coppia con la fedelissima Telma, realizza i cambi scena, un'eleganza unica nell'impallare e mostrare ogni transizione come l'apertura di un sipario, di una porta, di una finestra, immergendo totalmente lo spettatore nella visione con una semplicità fantastica.
La fotografia è di gran livello, si nota particolarmente il dualismo tra gli esterni più radiosi, specie nelle scene prettamente immerse nella natura, come a sottolineare la nostalgia verso un tempo nel quale le tribù vivevano libere e gli interni cupi e contrastati, con quei colori caldi tra il rossiccio e l'arancione pieni di ardore.
Bisogna anche menzionare la colonna sonora del grande Robbie Robertson - strano che in un film di Scorsese ci sia una grande colonna sonora eh - ex membro dei "The Band" che effettivamente con la loro musica hanno rappresentato le origini dell'America, qui i colpi di armonica e chitarra, banjo o quel che sia, in un tripudio di folk e country si sposano benissimo con le immagini.

In definitiva, a mio parere Scorsese realizza uno dei suoi migliori film degli ultimi 25/30 anni, un'epopea tragica della fine dei bei tempi andati per le tribù ormai oppresse dal coercitivo uomo bianco in un sistema distruttivo delle tradizione e delle persone stesse, un meccanismo che macina tutto ciò che incontra per la brama di denaro, tutto rappresentato con un'asciuttezza da spezzare il cuore, in particolare, penso che la sequenza dopo l'esplosione tra le macerie è devastante a livello emotivo, ma in generale credo che il quadro complessivo crei la maggior rabbia e breccia interiore.

Il pre finale, che mi ha ricordato molto "Goodfellas", è una caduta di tutti i finti ideali e i castelli di parole costruiti fino a quel momento, con i personaggi che un tempo alleati cercheranno di metterselo nel di dietro a vicenda, in barba a tutti gli accordi, promesse e robe varie, ecco qui Scorsese ci mostra quanto vale la loro parola, soprattutto se pesata con i loro interessi, non è casuale anche il riferimento alla religione, con quella critica al bigottismo, un po' stantia anche, che ho visto in innumerevoli gangster movie.

Poi il finalissimo è una chicca, più stilistica che altro, però vedere Scorsese salire sul palco, qualche brividino me l'ha causato.