caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA SPIA CHE VENNE DAL FREDDO regia di Martin Ritt

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento anthonyf     6 / 10  19/01/2012 13:16:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Avendo letto anche il libro omonimo di John le Carrè, comincerei col dire che apprezzo il realismo del romanzo (e quindi anche del film in sè per sè) nel narrare la storia di un agente segreto al limite del pensionamento, al quale viene offerta un ultima chanche per tornare a lavorare sul campo... tuttavia, sebbene il film sia fedelissimo all'opera da cui è tratto, ho trovato ambedue sullo stesso piano... interessanti, per carità, ma senza il minimo briciolo d'azione e quindi di dinamicità.
Non contesto il fatto che Ritt abbia diretto una pellicola lenta (perché il romanzo di le Carrè è questo, e lo spionaggio anche... pedinamenti, riflessioni, scartoffie...), però il risultato, se non si apprezzano questi dettagli comuni come la quasi inesistente colonna sonora o come lo svolgimento sonnolento e un po' ripetitivo, può annoiare infinitamente.
La scelta del b/n poi è un po' forzata. A colori già il film avrebbe reso di più... le ambientazioni, il contesto, tutto quanto aveva bisogno di essere colorato.
Assegno la sufficienza perché il film non è da scartare, però non mi sento di consigliarlo caldamente.
Molto meglio vedersi un "Ipcress" di Furie, un "Funerale a Berlino" di Hamilton, un "Serpente" di Verneuil o il più recente "La Talpa" di Alfredson.