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IL LEONE D'INVERNO regia di Anthony Harvey

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matt_995     9½ / 10  24/02/2016 15:15:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è una vecchia storiella, di cui non conosco sinceramente l'origine, ma che riassume perfettamente il senso globale di questo film: uno scorpione chiede ad una rana di lasciarlo salire sulla sua schiena e di trasportarlo sull'altra sponda di un fiume. La rana, malvolentieri, accetta e permette allo scorpione di salirle sulla schiena. Ma a metà strada lo scorpione la punge condannando entrambi alla morte. Quando la rana chiede allo scorpione il perché del suo gesto insano, questi risponde: "È la mia natura".
La "natura dello scorpione", l'innato bisogno di arrecare danno al prossimo, è al centro di questo film monumentale.

In questo senso, Il leone d'inverno trasuda Shakespeare da tutti i pori. Il prepotente Re Giorgio, l'implacabile Eleonora, il valoroso Riccardo, il calcolatore Goffredo, il viscido Giovanni. Tutti obbediscono alla legge spietata dell'intrigo e della sopraffazione, tutti sembrano essere l'incarnazione talvolta della rana, talvolta dello scorpione. Tutti i personaggi, persino quelli all'apparenza più innocenti, ricoprono il ruolo del carnefice e allo stesso tempo della vittima. Tutti personaggi che sembrano essere usciti dall'Amleto o dal Macbeth.

Eppure la piece teatrale da cui è tratta la sceneggiatura (scritta dallo stesso autore) è moderna, è della metà degli anni '60. Sorprende l'uso di un linguaggio aulico e antico sapientemente fuso con un gergo più volgare e colloquiale, sicuramente moderno! E quante parolacce!!!

"Se adesso prendessi fuoco, nessuno mi farebbe la carità di pisciarmi addosso per spegnere le fiamme!"

Ma oltre alla sceneggiatura perfetta dal ritmo incalzante, nel film la fa da padrone la recitazione. Peter O'Toole è sensazionale, così come il giovane Hopkins e gli altri ragazzi.
E' PERO' LA HEPBURN LA PUNTA DI DIAMANTE DEL FILM, MOTIVO DEL MIO VOTO ALTISSIMO.
Katharine in questo film non recita, diventa l'emblema della recitazione... il più grande monumento alla recitazione mai eretto da anima viva. Spettacolare quando, profondamente umiliata dal marito, passa al contrattacco e, mettendogli la pulce nell'orecchio, si lascia andare a delle allusioni su un probabile rapporto tra lei e il suocero. O ancora il monologo sull'uomo, vera causa dei mali del mondo:
Non la morte, non le guerre, non la fame, non la religione. Solo e soltanto l'uomo.