carsit 5 / 10 10/08/2023 17:03:26 » Rispondi Quando un film deve sottostare a una montagna di compromessi, non può che uscire un risultato come questo. Robbie e Gosling si impegnano e restano in parte per tutta la durata del film, garantendo professionalità e appoggio alla causa. Anche la ricostruzione di Barbieland - e in generale i primi 15 minuti a tratteggiare questa dimensione - sono l'aspetto migliore del film, il quale incomincia a perdere quota nel momento in cui subentrano gli spauracchi "patriarcato" e "parità di genere". Una storia dovrebbe essere costruita ed esposta in maniera autonoma rispetto al messaggio; invece oggi, per paura del fraintendimento, viene posto il messaggio al centro, e tutto il resto a orbitare attorno (un infausto esempio di quanto dico è rappresentato dall'irricevibile monologo della Ferrera, un vero e proprio comizio che mette in pausa il film e costringe lo spettatore all'ascolto). L'onestà del progetto viene ulteriormente minata dall'incessante martellamento del merchandising di Barbie - nuovi accessori da vendere o revival di oggettistica vecchia - e l'incuria sulla scelta del target, tra soluzioni narrative demenziali (forse potabili da un pubblico minore) e dialoghi/temi non adatti ai bambini. Progetto vincente dal punto di vista del marketing e del botteghino, quindi un istant-cult dei nostri tempi. E al contempo, aggiungo io, il vasto apprezzamento di questo film deve essere una spia d'allarme per i tempi che corrono: qua siamo nel marketing camuffato da cinema, con delle tematiche "progressiste" per conferire velleità autoriali.