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DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO regia di Nanni Loy

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Zazzauser     7½ / 10  15/10/2016 03:16:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' raro vedere Alberto Sordi interpretare ruoli drammatici. Fino al 1971 non lo si era quasi mai visto in veste diversa da quella dell'attore puramente comico, fatte le dovute eccezioni (qualche film agli esordi, I Magliari di Rosi, e per alcuni versi anche Tutti a casa di Comencini). Giá solo questo dovrebbe stimolare - com'é successo a me - lo spettatore a recuperare un film come "Detenuto in attesa di giudizio" di Nanni Loy. Anzi, probabilmente ciò che rese (e rende) Sordi assolutamente perfetto per il ruolo sta nel fatto che nel film il confine tra dramma e commedia é sfumato a tal punto dall'arrivare al grottesco; l'intera vicenda assume il carattere di un kafkiano teatro dell'assurdo, davanti al quale chi vede non sa se reagire ridendo della ridicola insensatezza di ciò che accade o disperandosi perché ciò che vede sta accadendo veramente. L'effetto di straniamento é tralaltro un geniale stratagemma utilizzato per "confondere le acque", dissimulare ciò che il film intende davvero fare: denunciare. Denunciare la totale inefficienza del sistema carcerario, il degrado umano e morale che ha oramai impregnato i vari strati del sistema giudiziario (nessun attore più adatto di Lino Banfi per interpretare un direttore di carcere), la lentezza inumana della macchina burocratica; quel "gigantesco meccanismo azionato da pigmei" (Balzac) capace di trasformare la vita di un uomo innocente in un incubo.
Come Petri in "Indagine", Loy usa l'arma del parossismo, dell'esagerazione, per rendere l'aspetto politico-sociale del proprio film il meno attaccabile possibile. Ciò che sconvolge é però pensare che nulla di quanto abbiamo visto é totalmente inverosimile..