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ALFREDINO - UNA STORIA ITALIANA regia di Marco Pontecorvo

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The Gaunt     8 / 10  30/05/2023 16:12:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se dovessi definire un evento che è stato tra le pietre fondanti, se non la pietra fondante della tv del dolore, scelgo senza indugio la Tragedia di Vermicino. Nell'italia del 1981, il paese era falcidiato dal terrorismo di ogni specie e colore, scandali finanziari, la scoperta della P2 e l'attentato al papa avvenuto appena il mese prima di Vermicino. Per il cronista che fece lo scoop a livello locale era la classica buona notizia di cui il paese aveva bisogno: una storia destinata ad avere un lieto fine. Solo che se tali storie prendono la piega tragica di Vermicino, crei un trauma collettivo difficile da assorbire, come tutti i fatti che si dà per scontato debbano finire bene.
Fare una miniserie su una vicenda di questa portata è peggio che camminare a occhi bendati su un campo minato perchè il rischio è altissimo nel ricadere volenti o meno negli stessi errori di 40 anni: lo sciacallagio emotivo di un intero paese incollato ad uno schermo televisivo in una non-stop a reti Rai unificate.
Pontecorvo sceglie una strada molto divulgativa dei fatti, non esprimendo giudizi ed abbassando le tonalità emotive aldisotto del minimo consentito. E lo compie negandoci Alfredino. A parte l'inizio con la famiglia al mare, Alfredino scompare dalla nostra vista. Non si vede in fondo al pozzo, non si sente nemmeno la sua voce se non pochi frammenti in maniera molto ovattata e quasi indistinguibili. Solo un gioco di sguardi della regia. Dall'alto verso una figura che non vedi e dal basso, dalla sua visuale, verso quell'apertura sempre più lontana.
Una storia italiana, una storia di inefficenza, superficialità e mancato coordinamento dei soccorsi. Un pressapochismo generale che ha creato un tragico pastrocchio. Lastricato di buone intenzioni, ma pur sempre un pastrocchio da cui scaturì un trauma collettivo di enormi proporzioni.
Pur abbassando, giustamente, il tasso emotivo, questo prodotto suscita emozioni senza ricorrere alla retorica o toccando corde melodrammatiche. L'impotenza ed il dolore crescente dei genitori (brava e molto misurata la Foglietta) sono tangibili. L'umanità del Maresciallo Broglio è tangibile, come tangibile è la frustrazione ed il rimorso di Angelo Licheri, colui che più di tutti fu vicino a salvarlo a rischio della propria vita. Non ero partito con aspettative alte, ma è un prodotto che mi ha sorpreso per qualità di rappresentazione. Sciacallare sulle emozioni a distanza di oltre 40 anni sarebbe stato troppo per chiunque.