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RESPIRO regia di Emanuele Crialese

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kafka62     7 / 10  26/01/2018 16:59:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Definire solare un film interamente girato a Lampedusa sembrerebbe una mera tautologia, eppure l'opera seconda di Emanuele Crialese riesce a catturare la luce calda e i colori saturi del Mediterraneo come raramente si era visto in passato al cinema. Era l'ora che una pellicola italiana abbandonasse le metropoli per tornare a tuffarsi (è proprio il caso di dirlo, visto che a fare da sfondo è l'azzurrissimo mare siciliano) in ambienti cinematograficamente poco frequentati, di una bellezza paesaggistica stordente, senza per questo cadere mai, neppure per un momento, nei cliché da cartolina o da depliant turistico; o scegliesse i volti sofferti, bruciati dal sole, pasoliniani di attori non professionisti (rudi pescatori dalle ispide barbe, carusi seminudi che scorrazzano per l'isola, ragazze dall'arcana bellezza che corteggiano i carabinieri venuti dal Nord): o addirittura sfidasse (come "La terra trema" di Visconti) l'incomprensibilità del dialetto si**** parlato in presa diretta. Ma – e questa è la grande sorpresa – "Respiro" non vuole essere un film neorealista (o neo-neorealista, come qualcuno aveva detto anni fa riferendosi a "Il ladro di bambini" di Gianni Amelio), piuttosto appartiene al filone magico di registi come – che so – Emir Kusturica o Jean Vigo, e neppure sacrifica in nome di uno stile "povero" le tecniche di ripresa più sofisticate (ralenti, riprese subacquee, ecc.). Il soggetto poi (incentrato su una giovane donna che viene emarginata, isolata dal resto del paese perché il suo comportamento anticonvenzionale si scontra con i rigidi modelli di vita che la gente ha assimilato da tempo immemorabile, "troppo allegra quando è allegra, troppo triste quando è triste") è psicologicamente ambiguo, come "Una moglie" di John Cassavetes. Il risultato finale di tutto ciò è sorprendente: "Respiro" ha un fascino magnetico e ammaliante, e riesce persino nell'impresa di valorizzare al meglio la recitazione di un'attrice, Valeria Golino, che non è mai stata - lo confesso - tra le mie preferite.