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GRUPPO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO regia di Luchino Visconti

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ZanoDenis     8½ / 10  03/06/2015 21:20:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ecco, questo è un signor film, penultima opera di Visconti, secondo me una delle più riuscite, pessimista e cupo, significativo e riflessivo, c'è tutto.
Partiamo dagli attori: fin ora non ho mai avuto occasione per esaltare Burt Lancaster, avendolo visto in molti film americani, in personaggi anche poco impegnati, non mi aveva mai convinto totalmente, beh, qui per me è consacrato, interpretazione perfetta, che, come hanno sottolineato molti utenti sotto di me, ruba la scena a tutti, interpreta un personaggio caratterizzato divinamente, un professore, colto, saggio, ma anche solo e sofferente, arrivato alla vecchiaia pieno di rimpianti e con il timore che la morte possa sopraggiungere da un momento all'altro, per me il personaggio più interessante del film, ma anche gli altri non sono da meno.
La contessa, interpretata dalla Mangano, altro personaggio significativissimo, rappresentante degli alti ceti e della loro evoluzione nella società moderna, a differenza di come avveniva in molti film passati, è spogliata di tutta l'eleganza, l'eleganza anzi è più superficiale che mai, si limita ai vestiti o ai gingilli vari tra orecchini e bracciali, ma gia dal linguaggio, dalla volgarità che esprime ci si rende conto della caduta di moralità ed eleganza del ceto.
Anche il personaggio di Berger è rappresentativo al massimo, rappresenta quel ceto più basso che in tutti i modi ha tentato di elevarsi, sia con mezzi consoni come lo studio, sia con mezzi meno consoni come la relazione con la contessa, ma alla fine, come da morale, sarà destinato anch'esso al fallimento e alla fine tragica.
Anche i due ragazzi in un certo senso nel loro rappresentare il futuro non fanno sperare in meglio, Visconti li descrive come poco responsabili, egoisti e curanti solo dei piaceri della vita e non dei doveri e del buonsenso, alla fine da questa analisi dei personaggi non ne esce in maniera felice nessuno, se non fosse per la cameriera del professore, che forse rappresentando il ceto più basso, facendo il suo lavoro senza dare nell'occhio, restando tra le righe e non impicciandosi dei fatti altrui, è l'unica che non subisce particolari conseguenze dalla vicenda e ne esce in maniera pulita da tutto. Sotto questo punto di vista, sociale, il film è più pessimista che mai.
Ma il pessimismo non è finito qua, anzi la vicenda è ancora più colma di esso, la trama principale del film racconta della vita del professore, dedita allo studio e al collezionismo di opere d'arte, piena di valori, eleganza e grazia, ma allo stesso tempo piena di solitudine, di una vita quasi non vissuta, di turbe mentali per fatti che gli accaddero in passato, nel film mai chiariti, ma solamente accennati da alcuni flashback. Questa vita verrà bruscamente invasa dalla famiglia che si trasferirà nel suo interno, che nonostante i continui rifiuti del professore irromperà nella sua vita. La reazione del professore è ambigua, prima sarà abbastanza contrario all'avvenimento, poi pian piano si renderà conto che dedicandosi alla famiglia, ai vari problemi che causa, tornerà a sentirsi vivo, tornerà ad avere contatti umani, e dal desiderio di non vederli più, passa al desiderio di non vederli andar via, forse per allontanare la morte che potrebbe incombere, forse una morte non tanto fisica, ma intesa come morte di tutte le emozioni e di tutti i rapporti umani che poteva provare. Sotto questo punto di vista il film è intensissimo, tutto ambientato all'interno di questa casa, c'è sempre di più un crescendo di sentimenti ed emozioni, un suggerimento di sensazioni che possono essere gradevoli, o angoscianti, come nel finale, probabilmente più angosciante che mai, col professore che sente i passi della morte avvicinarsi.
Il tutto è arricchito dalla bravura tecnica di Visconti, l'uso espressivo degli interni, la casa del professore in old stile, quasi ottocentesco e il nuovo interno dei giovani realizzato in maniera moderna, quasi a porre il contrasto tra le generazioni.
Secondo me è un gran prodotto, malinconico e angosciante quanto basta, forse frutto anche della vecchiaia del regista, che probabilmente si rispecchiava molto nel protagonista e ci lascia quasi un testamento. Gran film.