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QUINTO POTERE regia di Sidney Lumet

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elio91     7½ / 10  20/01/2012 13:48:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Network è una disamina impietosa dei mass media all'interno del loro mondo: si parla non con tutti i torti di parodia, ma non sono completamente d'accordo. A me pare che nel film sia mostrata, pur con i dovuti distinguo iperbolici, una realtà inquietante e profetica sugli effetti che la tv può avere sulla società, e il suo comando di quest'ultima su di essa, plasmandola a suo volere: e non è un caso che il titolo italiano per una volta sia azzeccato quanto (se non più) l'originale nel suo rimando al capolavoro di Welles dove si parlava di carta stampata.
Quindi più che una parodia come genere, è la parodia di un essere umano ad essere sfruttata, ovvero Howard Beale che pur essendo ridicolo agli occhi dello spettatore del film di Lumet diviene invece il nuovo messia per le masse televisive. I dirigenti sempre più spregiudicati lo amano e lo sfruttano a loro favore per i punti d'ascolto, i suoi vecchi amici si ribellano rendendosi conto dello sfruttamento che si compie nei confronti di una persona psicologicamente fragile e ai limiti della pazzia. E il finale è l'apoteosi dell'esagerazione verosimile, con il Network che ordina una misura finale drastica e inquietante.

Se la sceneggiatura è quindi ottima, allo stesso tempo non si possono sorvolare i difetti presenti: Quinto Potere è infatti troppo freddo ed analitico, magari volutamente, ma chi lo guarda si indispettisce e fa fatica ad entrare nel meccanismo potente e mostruoso della televisione. Certo però i personaggi non sono privi di un loro fascino, inversamente proporzionale alla negatività che vanno rappresentando: in primis una bravissima Dunaway è una spregiudicata che perfino negli amplessi pensa solo al lavoro e sciorina cifre e avvenimenti avvenuti nel Network in maniera grottesca; è disumana, incarna perfettamente lo spirito di un Network rampante e disumano, appunto.
Howard Beale è la voce della verità, ma non può essere visto come un "eroe" neanche lui, dopotutto; è dopotutto un uomo con problemi mentali evidenti, che dice sì la verità ma in maniera qualunquista e retorica("Sono incazzato nero") e senza dimenticare che anche lui è lo Strumento per eccellenza della rete televisiva, che non esita a liberarsene quando dirà cose davvero scomode nei suoi deliri da profeta del tubo catodico.

E allora Quinto Potere è molto bello e significativo, Lumet come al solito dirige con eleganza e misura; ma manca qualcosa, forse proprio ciò che lo rende tanto originale decreta in un certo qual modo il lato non riuscito dell'opera: freddo, analitico, distante. Come i suoi personaggi spietati.