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LE VELE SCARLATTE regia di Pietro Marcello

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  14/01/2023 10:21:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Diciamolo subito, Pietro Marcello si riconferma uno dei migliori cineasti Italiani del Nostro Tempo e questo film è tecnicamente e visivamente una grande lezione di "fare cinema" che segue ogni corrente, specialmente quella pittorica cfr. Dall'Impressionismo a Gourmet ai Macchiaioli e altro ancora. Ricchissimo di spunti cinematografici, dove risaltano, vero, frammenti di autori Intoccabili e Inimitabili come Jean Vigo e Bresson cfr. Mouchette sopravvive cresce e vive con noi, ma senza la presunzione di dover essere alla Pari con certi autori Rivoluzionari del Cinema. Non è un film facile come si possa credere, questo Oz Europeo, ma è facile innamorarsene, forse più della storia lo sguardo visivo sui personaggi, i loro bellissimi volti, scavati o profanati dalle vicende, la stessa Morte restituita in vita ad un tributo Colloidiano (ancora!). E il testo di un misconosciuto autore russo probabilmente influenzato da Cechov diventa un pamphlet sull'emancipazione femminile, sulla lotta sociale sullo sfondo di una favola meno spensierata e lieta di quanto sia lecito credere. Tutto molto bello, se si supera l'impasse delle musiche del Compositore libanese, che io ho trovato irritanti, almeno in un paio di casi. O un Epilogo forse troppo studiato a tavolino per emozionare lo spettatore. E invece emoziona davvero, specialmente quando entra di scena Garrel Jr. e l'incontro-sguardo con la protagonista mentre si bagna nel fiume ha un sorprendente appeal erotico. Difficile giudicare negativamente un film ora moderno ora antico che passa in rassegna diverse tecniche cinematografiche di un Passato raro, e restituisce sullo schermo la bellezza di un'olio su Tela. Senza contare i numerosi passaggi di repertorio, che sembrano un'inutile vanità registica ma che possono affascinare tutti gli appassionati della storia del Cinema. E si direbbe che a furia di ammirare il film dal punto di vista stilistico, si perde di vista la storia e la protagonista. Non è così: lei cresce in una comunità ostile e combatte con sé stessa supportata da un padre rude ma amabile che "costruisce" con lei. La Comunità resta la stessa di prima, maschilista abbietta violenta anche quando i giochi di legno vengono destituiti dal trenino elettrico (quello dei Fabelsman di Spielberg, verrebbe da dire). Quasi Bergmaniano il tentativo di stupro, che riporta al fosco "La fontana della Vergine". Riferimenti troppo grandi, vero, per un film che non è certo esente da difetti, troppe musiche e dialoghi piuttosto ovvi, tuttavia mi sento di alzare il voto proprio per questa sua notevole caratura e ricerca