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GODLAND - NELLA TERRA DI DIO regia di Hlynur Pálmason

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  15/01/2023 02:45:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Attirato dalla critica che lo giudica un Capolavoro, mi sono fatto qualche km per andare a vedere questo film. C'è un'aria da Durrermatt in tutta la vicenda e nel suo epilogo, per un film che è facile spodestare sulle ragioni della Fede o per meglio dire dello Spirito sulla scia di Dreyer. Invece lo stile del regista si sofferma sul cinema contemplativo di Malick (solo a tratti, vagamente, qualche richiamo a Herzog) risultando a tratti pedante proprio per la sua eccessiva mole di metafore. Diciamo che qualche sforbiciata sarebbe stata giusta, in più momenti. Ma poi dobbiamo dirci le cose come stanno: certi film possono essere bellissimi, e magari lo sono, ma dipende molto anche dal messaggio che vogliono divulgare, e in questo caso v. Epilogo (spoiler) non era esattamente quello che avrei gradito vedere o sentire. Per inciso, la prima parte, pur di una lentezza esasperante ma necessaria - del resto siamo nella desolata Islanda, non nel set di un roboante blockbuster Americano - è di una bellezza lancinante. La dimensione di una Ricerca di un Dio che non ha necessità di "esistere" colmato com'è dalla già forte spiritualità di una natura incontaminata e "vergine", di un Paradiso Terrestre senza bisogno di ulteriori Vette Celestiali. Ma sì c'è pure Herzog davanti al curato che costruisce la sua Chiesa, come il teatro nella Giungla di Fitzcarraldo. Ma il cosiddetto Capolavoro (per inciso detto di un film profondissimo e ricco di bellissime sequenze, come la festa di fidanzamento di due villeggianti) non può limitarsi a rendere Metafora ogni cosa che raffigura, e spingersi oltre fino a diventare, come certe cose di Malick cfr. La colata lavica un puro Compiacimento Estetico. Ma soprattutto un'epilogo che sinceramente (v spoiler) non rende un buon servizio all'Islanda e alla sua storia, al di là dei risvolti ehm bipolari del simpatico curato del Polo Nord. Pertanto, siamo di fronte a un film che esprime magnificamente le sue percezioni spirituali nella prima parte, in parte tradito da un finale che rende troppo demagogica e pretenziosa la sua identità
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  15/01/2023 02:48:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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