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CACCIATORE DI TESTE regia di Costa-Gavras

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Invia una mail all'autore del commento Gabriela     7 / 10  28/06/2006 08:20:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo quindici anni di fedele servizio in un’azienda per soddisfare tutte le necessità dei suoi capi e azionisti, Bruno, un manager dell’industria cartaria, viene licenziato insieme a centinaia di impiegati a causa di una ristrutturazione economica. Il quarantenne Bruno non è preoccupato in principio, ha un’ottima preparazione e un buon curriculum ed è convinto che presto troverà un lavoro al suo livello ma non è interessato ad un impiego comune, vuole un posto dirigenziale.
Tre anni dopo, senza aver trovato lavoro, si rende conto che si trova in una guerra; è una recluta che ha come unica missione quella di sopravvivere, preservare il proprio benessere e quello della sua famiglia. Presto scoprirà però che il suo benessere, il suo matrimonio ed il futuro dei suoi figli dipendono dall’esito positivo in questa disputa e per questo deve eliminare “letteralmente” la concorrenza, così come una legge del mercato, assassinare altri uomini nella sua stessa situazione. Decide di passare all’azione e inizia ad ammazzare gli avversari in modo metodico e logico, per poi fare il passo finale verso la fortezza sognata, l’azienda “Arcadia”, l’ultimo ostacolo che trova tra lui e il lavoro che desidera. Ma come qualsiasi altro soldato chiamato in fretta non è preparato e la sua inesperienza lo porterà a commettere azioni di una stoltezza incredibile, oscilla tra il ridicolo e il vile, tra il riso e il pianto, tra valore e codardia nel frattempo che tenta di mantenere la compostezza e la dignità. Nonostante tutto raggiunge il successo e ottiene, temporaneamente, un lavoro piacevole, salvando il futuro della sua famiglia.
Un cavaliere moderno e solitario che non lotta contro i mulini a vento, non lotta per un’ideale, né per l’umanità, né per la giustizia; lotta per se stesso dando le spalle alla solidarietà, al prossimo e ai sogni per sommergersi giorno dopo giorno nel profondo egoismo, nella paura e nell’ansia ma con la certezza che non c’è spazio per tutti e ci sarà sempre un ansioso che vorrà impadronirsi del lavoro di un altro.
Costa-Gavras disegna con precisione la logica del capitalismo, la carriera umiliante dei colloqui di lavoro e dei curriculum; spoglia questa logica nella sua veste assassina, perché la logica della concorrenza alla morte, la sopravvivenza e l’eliminazione è circostanziale al capitalismo stesso. È un film che non cerca di commuovere ma bensì di convincere, il protagonista in ogni momento è cosciente delle proprie azioni, e anche se il regista è contro i discorsi individualisti si serve di Bruno per commettere i crimini più atroci senza rimorso alcuno. Il film bombarda lo spettatore con le immagini del benessere, con pubblicità del consumo inutile che incitano al sesso, al confort, l’immagine della famiglia unita, una bella casa e una buona macchina. La realtà è anche fatta di mano d’opera molto qualificata non richiesta dalle aziende che finiscono per fare umili lavori, perdendo la propria dignità.
Lo spettatore diventa complice di ogni omicidio, Bruno è vittima del sistema per questo non lo giudichiamo per i suoi crimini. Il suo obiettivo finale è deprecabile e individualista, ma desideriamo la stessa cosa. Certo, sarebbe molto più facile identificarsi se il personaggio principale uccidesse il proprietario dell’azienda, ma Costa Gavras non vuole essere facile.

Gabriela