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WAR - LA GUERRA DESIDERATA regia di Gianni Zanasi

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Mauro@Lanari     5½ / 10  27/03/2023 16:10:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nuova deflorazione schedica (tanto 'sti film li vedo solo io).
https://www.youtube.com/watch?v=pBy5q-UdIrk
Trascrivo a beneficio dei non udenti: "In Italia, per trent'anni e sotto i Borgia, ci furono guerre, terrore, omicidi, carneficine ma vennero fuori Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera non ci fu che amore fraterno, ma in cinquecento anni di quieto vivere e di pace che cosa ne è venuto fuori? L'orologio a cucù" (Orson Welles ne "Il terzo uomo", Carol Reed '49). Battiston 2022: "Qual è la soluzione, scusami, la pace sempre e comunque? Anche quando tutto intorno arriva a fare sempre più schifo? Guarda come ci hanno ridotto più di 70 anni di pace. Una mèrda ci hanno ridotto [...] Noi il massimo lo abbiamo sempre dato o in guerra o subito dopo." Provocazione a effetto ma smentibile: sviluppo e decadenza non si sovrappongono ai periodi bellicisti o meno. Non lo affermano solo gli storici ma pure la semplice cronaca quotidiana: max 40mila affogati nel Mediterraneo, 50mila morti in Turchia e Siria per un terremoto, oltre 300mila soldati e civili uccisi o feriti in Ucraina. Ce chi fa la stessa fine per sensibilità e partecipazione, c'è chi sopravvive convivendoci, c'è chi ne trae vantaggio. Zanasi contrappone l'amore, dalla love story fra Edoardo Leo e Miriam Leone copincollata da una romcom di Massimiliano Bruno alla soundtrack coi Blur di "Tender" ('99) e la Donna Summer d'"I Feel Love" ('77), a un'escalation militare fra Spagna, Francia e l'Italia, rappresentata da un Popolizio in modalità Kurtz. Le due vicende non si tengono assieme manco col Bostik e la bulimia narrativa svilisce l'ambizione etica, politica, surreale, grottesca, schizoide. A volte il regista intende descrivere il caos odierno e vi riesce bene, più di frequente lo produce senza volontà o comunque senz'utilità. Tale alternanza/altalenanza non somiglia a nulla dell'attuale cinema nostrano, ma ciò non implica un indiscutibile valore positivo. La vicenda raccontata da Fresi sul "pube de oro" già varrebbe un copione, ma si perde in una coralità dove gl'eccessi spesso paiono dovuti a scarsa consapevolezza dei propri limiti. Un wannabe "Dr. Strangelove" privo della necessaria lucidità intellettuale.