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LA MASCHERA DELLA MORTE ROSSA regia di Roger Corman

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ULTRAVIOLENCE78     8 / 10  10/04/2008 16:44:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film curatissimo sotto il profilo scenografico, che si colloca a metà tra Edgar Allan Poe, da cui è mutuata la struttura narrativa, e Ingmar Bergman, di cui viene ripresa la suggestiva immagine del dialogo con la morte.
Il racconto si presenta come una allegoria della ineluttabilità della morte, che non può essere elusa nè combattuta, e la cui infausta e incombente presenza può essere tollerata soltanto con il ricorso alla fede. Quest'ultima, in qualunque modo venga concepita (nel racconto sono poste a confronto due antitetiche tipologie di fede: quella a Dio e quella a Satana, figure entrambe rientranti nell'alveo dell'iconografia cristiana) diviene pertanto lo strumento indispensabile all'uomo al fine di esorcizzare il terrore della fine ultima. Ma tutto si rivela essere un illusione: non c'è un aldilà ma soltanto un aldiquà in cui "ogni uomo si costruisce il proprio paradiso e il proprio inferno". Non esistono, quindi, dèi ma solo la Morte che non risparmia nessuno (è solo una questione di tempo) e che si pone come il termine di tutto.
Affascinante e inquietante l'atmosfera oscura e apocalittica che ammanta tutta la narrazione, così come suggestiva è tutta la scena della mascherata che culmina con la morte del principe Prospero (chissà se Kubrick si è in parte ispirata ad essa in "eyes wide shut").