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GLI SPIRITI DELL'ISOLA regia di Martin McDonagh

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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly     7 / 10  03/02/2023 01:19:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Allora: McDonagh è uno bravo, bravissimo, ed ha dimostrato con appena 3 film (uno splendido, uno buono ed un capolavoro) di meritare un posto alla tavola dei più grandi. Perciò se decide di girare un film apparentemente minore su una piccola isola al largo dell'Irlanda ambientato negli anni '20, tu lo vai a vedere e speri di uscirne arricchito. Il guaio è che se così non è poi esco con l'amaro in bocca, perché quando a deludere è uno veramente bravo la delusione è ancora più cocente (tipo Spielberg con The Fabelmans).

E quindi abbiamo questo film molto intimista, in cui la guerra civile fratricida irlandese fa da contrappunto alla guerra fratricida tra due amici sulla piccola isola di inisherin: il mite e semplice Padraic e il musicista Colm.

Le schermaglie senza senso tra i due sono forse metafora delle schermaglie senza senso della guerra civile, o forse sono solo il sintomo di una terra che non offre nulla se non chiacchiericcio, noia, disperazione e birra; il guaio è che in fin dei conti non interessa più di tanto a nessuno.

Ciò detto, proprio perché McDonagh è bravo, il film è pieno di dialoghi brillanti, paesaggi stupendi stupendamente fotografati, e il duo Farrell/Gleeson è meraviglioso: ma 3 Manifest e in Bruges erano su un'altra galassia.
Mauro@Lanari  05/02/2023 09:19:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Adesso che finalmente l'hai visto, se ne può tornare a discutere ragionando non per preconcetti ma nell'unico modo sensato: a posteriori. T'ha deluso e non lo consideri all'altezza di "Tre manifesti", "il miglior film dell'ultimo ventennio" (sic). Eppure non hai spiegato perché su RT abbia ricevuto un punteggio superiore (8.8/10 vs. 8.4/10; su Metacritic c'è lo scarto d'un centesimo), né il perché delle 9 nomination vs. 6. C'è in gioco un fattore dirimente ed è l'età: siccome "nessuno nasce imparato", più esperienze accumuli e più hai la capacità di comprendere cosa sia original'e cosa invece derivativo, ponend'ogni valutazione in una prospettiva storica sempre meno lacunosa. Finché non sono state riaperte le sale cinematografiche, alcuni di voi n'hanno approfittato per colmare parte della lacuna attingendo dai catalogi delle piattaforme di streaming (espressionismo tedesco, spaghetti horror, Hitchcock, ecc.: sempre meglio tardi che mai). Ho postato su cineblog, movieplayer, cineforum.it, badtaste.it, TNTVillage, e quand'hanno riprogettato la grafica eliminando la sezione di feedback dell'utenza (o sono stati oscurati), ho perso un migliaio di commenti. Pure quelli sul forum del sito non so recuperarli poiché Google non l'ha indicizzati. Meglio così: a distanza d'una decina d'anni ho a tal punto ulteriormente approfondito il mio giudizio estetico che mi sarei vergognato della stragrande maggioranza d'essi. E ho imparato a evitare il donchisciottismo didattico: ogni nuova generazione (adesso durerann'un lustro) riparte da zero, e sol'un emulo di Sisifo si dedicherebbe a rispiegare pressoché tutti gl'antecedenti. In linea generale, il cinema ha troppo poco d'innovativo: nel migliore dei casi ha tradotto in codice audiovideo le miglior'idee che la cultura aveva già prodotto: "Il quinto elemento" di Besson il nesso fra l'aristotelica quintessenza e l'amore, "Southland Tales" di Kelly l'antiagostinismo che si rifiuta di demonizzare l"amor sui", "Va' e vedi" di Klimov l'intuizione biblica d'una riscrittura ontologica della vicenda cosmica, in "2001" Kubrick s'è perso nella chiusa aquariana (cito il mio contributo su en.Wp: «Keir Dullea says that during the New York premiere, 250 people walked out; in L.A., Rock Hudson not only left early but "was heard to mutter, 'What is this bullshit? ... Will someone tell me what the hell this is about?'" "But a few months into the release, they realised a lot of people were watching it while smoking funny cigarettes. Someone in San Francisco even ran right through the screen screaming: 'It's God!' So they came up with a new poster that said: '2001 – the ultimate trip!'"» Tu l'hai mai viste? https://www.google.it/search?q=2001+%22the+ultimate+trip%22&tbm=isch&sa=X. Ma all'elementari avevo un quaderno con la locandina: quant'altri? Ciò detto, vado avanti com'hai detto tu su "Glass Onion": non perché siano film oggettivamente belli, ma perché confacenti a un gusto personal'e soggettivissimo su cui non ha senso disputare.
Ps: sul revival beckettiano di questo film di McDonagh è uscita in italiano l'ennesima rece (https://tg24.sky.it/spettacolo/cinema/2023/02/02/gli-spiriti-dell-isola-recensione).
Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  05/02/2023 09:30:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahahahahah ma cosa vuoi che ne sappia del perché questo film abbia una media più alta di 3 manifesti su alcune piattaforme, mica sono nella loro testa! Io parlo per il mio gusto personale. Quanto alle nomination agli Oscar, quelle dipendono da tanti fattori tra cui i concorrenti: nel 2018 3 manifesti se la doveva vedere con concorrenti di ben altro spessore rispetto a quelli di quest’anno (anche se a mio parere 3 manifesti era superiore a tutti loro, sotto tutti i punti di vista). Dopodiché hai scritto una spataffiata di cose che non c’entrano nulla, come al solito, che era quello che ti contestavo in calce al tuo commento qui sotto.
Mauro@Lanari  05/02/2023 14:38:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
1) 'Sto filmetto è liquidabile in due parole: "revival beckettiano". Finora sono l'unico del sito ad averlo scritto, verosimilmente poiché sono l'unico che conosce o sa riconoscere 'st'artista.
2) A prova che la mia non è affatto "sovrainterpretazione", cito l'elenco di critici professionisti che condividono il mio parere. Posso anche linkarveli, ma se ignorate l'opera di Beckett ottengo sol'un raddoppio d'ignoranza.
3) I critici da me citati osannano il film proprio per la sua derivatività: significa che pure loro lo stanno scoprendo adesso e per interposto autore.
4) Beckett ha prodotto lavori teatrali, letterari e cinematografici (uno). Io ho già fruito di tutt'e 3 negl'anni '90, ergo non colgo la necessità di riproporne la poetica nel 2023 (restando semplicemente nell'ambito italiano, è gia stato fatto: dal Rossellini d'"Europa '51" al dittico di Davide Manuli 2008/2012. Basta e avanza).
5) S'è liquidabile in due parole (a voi incomprensibili), cos'altro posso scrivere? Che ha rilanciato il turismo in Irlanda come non accadeva dai tempi del pellegrinaggio all'"U2 Wall"? Gossip che non m'interessa. Preferisco avvisare fin dal principio che farò una spataffiata introduttiva per esporre cose che considero più rilevanti. Liberi voi di skipparla. Inclusa questa.
Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  18/03/2023 11:14:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tu hai sempre avuto questa fissa secondo cui se rivedo un autore in un film, stronchi il film. L’arte interpreta l’arte, ne è influenzata e la influenza: è un percorso normalissimo. Premesso che non sono d’accordo con i critici che osannano questo film (e ancor meno con quelli che hanno osannato film minori come Fabelmans o filmacci con Tar), non vedo alcuna contraddizione nel rivedere Beckett in questo film ma comunque amarlo. Stessa cosa per A serious man, che era di ovvia derivazione I.B. Singer ma lo rielabora in modo personale, dando luogo ad un bel film.

Dopodiché dai Mauro, sul serio vuoi fare la gara a chi riconosce prima Beckett? Dai, su, nessuno ha mai messo in dubbio la tua cultura e preparazione, semmai ti si contestano i criteri con cui critichi i film ma ciononostante mi pare di rimanga sempre nel semplice scambio di opinioni, no? Pur non essendo quasi mai d’accordo con te, e nonostante ci siamo mandati affancul0 non so più nemmeno quante volte nell’arco di circa 15 anni (15 anni!!!) non ho mai cancellato un tuo commento ed anzi sono sempre stato uno strenuo difensore del tuo diritto di commentare come ti pare. Non togliermi però pure il gusto di criticarti, dai.

Cambiando un attimo discorso, sul tema derivatività fatta male ti cito proprio Tar: filmaccio osannato che secondo me tra due anni non ricorderà più nessuno (anche perché per fortuna non ha vinto alcun Oscar) che era fortemente derivativo rispetto ad Haneke, però male. Zero profondità, scrittura piatta, noia a profusione; solo una grande attrice che insegna il mestiere per 3 ore e mezza. Per gli spiriti dell’isola per me, invece, non è la derivatività beckettiana a renderlo un film poco riuscito, ma il prendere una premessa, farne una metafora e trascinarla per tutto il film in modo così ovvio e marcato che a un certo punto non riesco più ad affezionarti ai personaggi (interpretato magistralmente) perché li vedi come specter della metafora stessa. E quindi si perde ogni immedesimazione, ogni profondità di racconto, tutto: resta un buon film ma troppo cerebrale e con poco cuore. Come vedi c’è tutta una scala di grigi tra liquidare qualcosa con 2 parole e partire con una spataffiata che si disinteressa del film per parlare d’altro. Cavolo mi sembra di tornare a quando stroncavi Rear Window perché grace Kelly si piegava ad accendere la luce in modo sottilmente erotico sconfessando il suo stesso nome Grace/grazia!