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TAR regia di Todd Field

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Light-Alex     7½ / 10  28/02/2023 14:45:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Inizio un po' da shock, perché ci pone davanti una sequenza iniziale lunghissima, con regia quasi completamente statica, dove il soggetto è un'intervista alla protagonista nella quale veniamo gettati di colpo nel profondo ed oscuro mondo della Direzione d'Orchestra. Dico "shock" perché il dialogo è infinito e decisamente tecnico, e sembra preannunciare un film quasi per addetti ai lavori.

Invece per fortuna, dopo un po' il film prende un suo ritmo. Certamente la scelta è di non abbassare la sceneggiatura e i dialoghi a un mondo concertistico "pop", accessibile alla massa. In vari momenti ho avuto l'impressione che si è scelto di mantenere tanti dialoghi ad un livello parecchio avanzato, tecnico, non commerciale, probabilmente per dare un tono di realismo.

Blanchett fuoriclasse, in grado di gestire parecchie scene di dialoghi complicatissimi, di recitare in due lingue, di mostrare un'espressività variegata e sempre efficace.

Il film in qualche modo è una sorta di rivisitazione del tema Me-too, dei casi Weinstein e simili. In questo caso però l'"aguzzina" è una donna. La riflessione che mi ha lasciato è che è come se il film ci suggerisse di non scambiare i casi di abusi, violenze fisiche e mentali, favoritismi o mobbing, per una "battaglia di genere". La realtà è che non parliamo di uomo contro donna. La vera entità dello scontro è una "battaglia di classe", il debole contro il potente, il capo contro l'apprendista, la star affermata contro la giovane ambiziosa. E' la differenza di potere che genera l'abuso, non la differenza di genere. Siamo abituati certamente di più al fenomeno di uomo leader che approfitta della giovane donna, ma è una dinamica che avviene non per le caratteristiche di genere dell'uomo, ma perché più facilmente nella nostra società, per le storture che la caratterizzano, è l'uomo a detenere il potere.
Tàr ci dice che la stessa identica dinamica può avvenire se è la donna a detenere il potere.

Interessante anche la critica alla cancel-culture, espressa nelle scene della lezione alla Julliard, in cui Lydia Tar si scaglia contro uno studente domandandogli se pensa che sia giusto essere ricordato per la propria arte o per altre caratteristiche o scelte personali.

Nonostante la durata importante e i dialoghi non leggerissimi, riesce comunque con un taglio velatamente noir a tenere agganciato lo spettatore, facendolo immergere in una storia non usuale e con vari livelli di lettura.