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BLONDE regia di Andrew Dominik

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Niko.g     8 / 10  02/11/2022 10:09:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tempo fa mentre discutevo sul tema dell'aborto con delle persone, una di queste disse che la vita embrionale dell'essere umano è come quella di una formica e schiacciare una formica è una cosa da nulla. Così lo salutai in fretta dicendo che si era fatto tardi e che dovevo rientrare nel formicaio.

Etichettato da molti come antiabortista (come se la cosa fosse un reato) "Blonde" è sicuramente un film senza mezze misure e senza compromessi. L'enfasi negativa dell'etichetta "antiabortista" e le critiche ricevute a Venezia, dove è stato presentato in anteprima mondiale, non devono stupire, in particolare in questo momento storico dove si ha paura di parole come "natalità" e "famiglia", considerati flagelli dell'umanità e piaghe d'Egitto.

Il film è un condensato della vita di Marilyn Monroe e della donna che c'era dietro la maschera, che il regista tratteggia con uno stile psichedelico e orrorifico, non per darsi delle arie, ma perché non è un mistero che la vita di Norma Jeane Baker, dall'infanzia fino alla prematura scomparsa, sia stata una sofferenza costante, un incubo mentale e spirituale, causato dal prematuro abbandono del padre e dalla voracità di un mondo predatorio e perverso, che divora chi è più fragile, proprio come il ghepardo fa con la gazzella più debole, quella più propensa ad inciampare (pure su questo pioggia di critiche dalle femministe "vecchia scuola" per le quali la donna non può essere debole ma sempre forte come Schwarzenegger).

Non è una biografia patinata, ma una rielaborazione romanzata che vuole puntare il dito sull'annullamento della persona ridotta ad oggetto. E la debolezza di certe critiche nasce proprio dal non rendersi conto che il film non vuole parlare di Marilyn Monroe, bensì di chi la osserva, di chi ne abusa, di chi ne ha fatto una pepita d'oro costringendola perfino a rinunciare alla gravidanza causandole un trauma, mentre lei continuerà a ricordare quel bambino mai nato abbandonandosi a suggestioni oniriche (male interpretate dagli abortisti di trincea che alla vista di un feto non capiscono più niente e non dormono più la notte).

Il fatto che Dominik stesso inciampi in alcune scene, perdendo un po' il senso della misura (mi riferisco ad esempio all'enfasi sbrodolona del rapporto a tre con Chaplin Jr. e Robinson Jr.), è la conseguenza dell'estrema densità della materia narrata.
Non è un film perfetto e non bisogna esaltarlo oltre un certo limite, soprattutto non è un film per tutti, ma per un pubblico maturo potenzialmente fornito delle giuste chiavi di lettura, visto che la forza con cui parla di abuso e disperazione mette a dura prova lo spettatore e non teme confronti con altre opere sul tema, in particolare perché lo fa per immagini, fino a diventare metacinema. Le fotografie di Marilyn Monroe, che hanno letteralmente fatto il giro del mondo, è come se prendessero vita. Ana de Armas sembra uscire dall'iconografia per dare vita a Marilyn, attraverso quello che, a tutti gli effetti, sembra un miracolo di esperienza visiva e che, per questo, trova piena legittimazione sul grande schermo.
Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  19/12/2022 16:29:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Guarda, siamo su posiizoni idelogiche antitetiche ma devo dire che hai scritto un commento assolutamente perfetto. Ho trovato le polemiche sulla questione antiabortista non solo assolutamente idiote, ma dannose. Questo è un film su una donna fragile ed abusata, che sbatte in faccia allo spettatore cosa significhi essere una donna fragile ed abusata, senza alcuna edulcorazione. E giù critiche ipocrite da tutti quelli che avrebbero preferito continuare a vedere Marilyn Monroe come una graziosa faccia da appendere in cameretta o da esporre su bancarelle turistiche assieme a calendari ed altra paccottiglia turistica.
Niko.g  20/12/2022 23:31:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fa sempre piacere constatare che il Cinema può avvicinare anche chi parte da visioni opposte.
JohnRambo  04/11/2022 18:23:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Niko, apprezzo sempre le tue recensioni. Mi chiedo tuttavia se, a parte il gradimento o meno del lavoro, non ci sia una piccola esagerazione dovuta solo al fatto che si parli di Marylin Monroe e non di una donna qualsiasi.
Ho trovato particolarmente abusante, da parte del regista, togliere qualsiasi frammento di intelligenza alla protagonista, trattata dall'inizio alla fine come un oggetto. Un insulto alla memoria di una donna della quale non si sa, alla fin fine, nulla, se ci pensi bene. Non ci ha lasciato alcuna dichiarazione sui suoi pensieri, le sue aspirazioni, le sue ambizioni, come vedesse le persone che la circondavano.
Questo, tuttavia, non autorizza nessuno a costruire, senza prove, un'impalcatura anche romanzata, pesante e stuprante. Dall'autore del libro al regista.
Ciao, alla prossima
Niko.g  05/11/2022 00:19:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Carissimo, ti ringrazio.
Capisco ciò che vuoi dire e in effetti sì, quella che tu chiami esagerazione è dovuta al personaggio che sicuramente offre un pretesto, o meglio un assist, al regista. Sono personaggi unici nella storia (in questo caso del cinema). Non per fare paragoni blasfemi, ma il clamore sollevato da questo film mi ricorda un po' quello che accadde quando uscì "The Passion" di Mel Gibson. Anche lì, se ricordi, si parlò di pornografia del dolore, ecc. In questi casi bisogna mettersi per un attimo nei panni del regista, capire cosa vuole comunicare e giudicarlo sulla base dell'onestà intellettuale e della coerenza del racconto (oltre che della capacità tecnica, ovviamente). Ecco, da questo punto di vista, se pensi alle scene iniziali di "Blonde" appare abbastanza chiaro che Dominik non vuole sviluppare il personaggio di Norma Jeane in quanto tale (quindi con tutte quelle caratteristiche e virtù alle quali tu accennavi), ma vuole mettere il focus sulle ferite psicologiche che l'hanno devastata. Il film va considerato un atto di accusa. In pratica la direzione del racconto non è da Norma Jeane verso il mondo esterno, ma dal mondo esterno verso Norma Jeane.
Siamo d'accordo: quella del film non è Marilyn Monroe, ma soltanto una parte di lei. Infatti, correttamente, il regista ha titolato "Blonde" perché non vi fosse alcun richiamo biografico, ma un emblematico elemento estetico che spersonalizza la protagonista. E' un film sul dolore e su chi ha causato quel dolore, al punto che suicidio o omicidio in questa prospettiva non fa molta differenza, visto che entrambe le conclusioni sono rivelatrici di una tragedia dalle premesse inquietanti.
Non voglio sbilanciarmi perché non ho tutti gli elementi per poterlo fare, però la mia sensazione è che le cose siano state addirittura peggio di come Dominik le ha rappresentate.
Se puoi, recuperati il documentario "Marilyn Monroe: The final days" (è un documentario quindi niente suggestioni artistiche)… beh ti posso assicurare che negli ultimi mesi Marilyn faceva fatica a reggersi in piedi e non aveva potere di parola. La sua tutrice decideva per lei, parlava per lei addirittura sul set, togliendole quel briciolo di dignità che le era rimasta. Una situazione che mi ha fatto male al solo pensiero… e, ripeto, è solo un documentario senza alcuna enfasi drammatica.

JohnRambo  15/11/2022 12:31:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Niko, grazie per la risposta.
Ricordo "The Passion" ed è un film che non rivedo proprio per le ragioni che hai esposto, sebbene girato benissimo e con attori di alto profilo.
Una donna senza dubbio sfortunata, Marylin, ma che preferirei fosse ricordata quando era in sé e non perché costituisce un ottimo soggetto/oggetto su cui infierire anche da morta. L'assenza totale di un' "anima" nella protagonista è l'elemento più castrante di questo lavoro, perché a quel punto al suo posto poteva essere messa una bambola gonfiabile, un burattino di legno. Una donna dunque, nella visione del regista (perché non scusiamo questa gente con la questione artistica, questo è l'ennesimo approfittatore che prende la sua "Blonde" e ne fa quel che vuole, lucrandoci come chi l'ha preceduto), vuota di qualsiasi cosa, non svuotata bada bene, ma intrinsecamente tale; per questo faccio fatica a vedere un rapporto dinamico con il mondo esterno. C'è un'enorme staticità dell'opera, dove i caratteri non evolvono: la protagonista è la stessa bambina dei primi minuti, gli altri sono pupazzi intercambiabili, che interloquiscono con un unico linguaggio possibile: quello dell'abuso.
Invia una mail all'autore del commento Aliena  10/01/2023 10:28:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
sono totalmente d'accordo con te: volevano restituire questo ritratto della donna abusata m al'hanno fatto abusandola a loro volta.
Niko.g  10/01/2023 23:51:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si chiama metacinema.