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BLONDE regia di Andrew Dominik

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Invia una mail all'autore del commento williamdollace     9½ / 10  23/10/2022 12:46:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Destrutturazione, vera, figlia di finzione, sceneggiata dalla Oates, non importa.

Andrew Dominik ne fa uno sguardo d'autore, mette o non mette a fuoco a sua santissima volontà questo mito che ci avvolge ci sovrasta ci accoglie ci disgusta ci fa incazzare ci fa lacrimare in attesa di una madre ma soprattutto di un padre fantasma (io non sono orfana!).

L'icona è subito in pensione, altro che bionda in vacanza, lei, Norma Jean Baker, ogni come la chiamerete rimarrà lei, la nostra Norma dietro il cartonato di Marylin, bambina, cresciuta, incompiuta, evasa, disarcionata dalla storia, spo.mpinata dal potere, a pecorina per incarico.

Blonde è un film difficilissimo da fare senza cadere nelle centinaia di fosse della cinematografia "di rito e di mito" e Andrew le passa tangente ma non ne tocca una, se non la morte anticipata e ricollocata di un mito, RIP anticipato e perpetrato in vita in un'escalation al contrario, come in Jesse James consapevole della pallottola con il suo nome, attraverso una tensione costante, una lettera, un cassetto-culla, una vasca da bagno, un'icona da ingo.io, un aborto sotto le cui pinze crepare sotto luci al neon.

Dominik di certo il piede e la caviglia non li toglie mai per salvarsi dai calcioni della critica cinematografica, usa più di un bianco e nero, colore, analogico, contrastato, denaturato, controluce a bizzeffe, ne fa un biopic spezzettato, fra capitoli – aborti, idiozie di stato o di sport, cavallerie a 3 stalloni, foto, pubblicità, ne fa cinema allo stato brado come solo può essere una vita dissestata e rappresentata.

Che rimane è lei, Norma Jean, alla ricerca di una figura paterna, il "daddy" impossibile ed eppure ovunque, nel bignami farmaceutico di un incontro fantasmagorico di icone (con Miller ne fa peso e contrappeso con Magda), ognuno cerca qualcun altro con un altro nome, simulacri su simulacri.

Il corriere suona, anch'esso, per nulla.
Il postino non suona.
Le bionde, passano, sotto i flash di uomini con la bava alla bocca.

Le inquadrature suonano allarmi, requisiscono bellezza come nessuna, ne fanno mito, tossico e immortale.