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LE TRE SEPOLTURE regia di Tommy Lee Jones

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Requiem     8 / 10  12/02/2006 19:05:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si legge un po' ovunque che questo "le tre sepolture" è l'esordio alla regia di Tommy Lee Jones. Si tratta in realtà del primo film girato per il grande schermo, ma è sempre la seconda esperienza da regista del bravissimo attore. Jones aveva già diretto qualche anno fa un buon film per la televisione, che tra l'altro era anche un western ("The good old Boys").

Detto questo "Le tre sepolture" è un film molto riuscito, giustamente acclamato a Cannes, e vincitore anche di due premi, quello per la sceneggiatura (scritta dallo stesso di "Amores Perros") e quella per l'interpretazione maschile del regista- protagonista.
Il film si divide in due parti, una prima in cui Tommy lee Jones presenta i protagonisti, e con qualche flashback racconta ciò che è accaduto e presenta l'ambientazione di confine del film, con l'atteggiamento della polizia che non ha alcun interesse nè volontà a cercare l'assassino di un immigrato messicano, al quale però è legato da stretta amicizia il protagonista alla ricerca di giustizia.
La seconda parte invece diventa di più ampio respiro e più lineare, e si racconta del viaggio verso il Messico.

Non si fa fatica a capire i modelli del regista: molti sono i rimandi a "Voglio la testa di Garcia", "Cable Hogue" e agli altri film di Sam peckinpah. Tommy Lee Jones ha visto evidentemente molti western crepuscolari, Monte Hellman ("La sparatoria"), Arthur Penn e l'Abhram Polonsky di "Ucciderò Willy the Kid", ma anche il John Sayles di "stella solitaria".
Ma ci mette anche del suo: la regia è molto classica, e molto ben curata.
E sopratutto il regista teneva molto a questo film e questo si vede chiaramente: è un film molto sentito e appassionante, lontano da ogni moda.
L'attore - regista dirige con semplicità e con molta sicurezza, sembrando molto più esperto di un regista al secondo film.
E poi è supportato anche da una grande sceneggiatura, che delinea benissimo questa atmosfera che si vive al confine, tra il razzismo e violenza delle guardie di frontiera e il disinteressamento della polizia, non rinunciando a essere appunto anche un film di denuncia e una sorta di moderno western politico.

La seconda parte poi diventa molto più epica, di più ampio respiro, fino al bellissimo finale. E Tommy Lee Jones inserisce anche dei tocchi di Humor nero, forse ricordandosi appunto di "Voglio la testa di Garcia", ma davvero tutto con una semplicità che colpisce.

Rimangono in mente anche gli attori: il regista attore, granitico, ricorda molto Clint Eastwood ed è molto intenso.
Berry Pepper invece è bravissimo. Ce ne eravamo accorti già in "La 25a Ora" . Qui lo dimostra pienamente.

Un bel film, molto raro, ai giorni nostri.