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LE TRE SEPOLTURE regia di Tommy Lee Jones

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kafka62     7½ / 10  16/05/2018 10:47:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'opera prima di Tommy Lee Jones è un western atipico per diversi motivi. In primo luogo è atipico perché anacronistico, ambientato com'è ai giorni nostri, pur conservando tutti i topoi salienti del western classico (cavalcate nel deserto, bivacchi sotto le stelle, ecc.). E' atipico, poi, perché racconta una storia al limite dell'assurdo, e cioè il viaggio di tre uomini (il burbero cowboy Pete, il cadavere del suo amico Melquiades e il poliziotto Mike, che gli ha sparato alcuni giorni prima per un tragico errore), alla ricerca di un paesino messicano dove dare al defunto, secondo il desiderio da lui espresso in vita, una degna sepoltura. "Le tre sepolture" è sicuramente tributario di Sam Peckinpah ("Voglio la testa di Garcia"), ma è anche un film estremamente originale. La seconda parte, infatti, si sviluppa sì secondo i canoni del cinema on the road, con gli incontri che i protagonisti fanno lungo il cammino, l'inseguimento della polizia che fa sentire il fiato sul collo dei fuggiaschi, le disavventure che creano un inevitabile legame tra Pete e la sua vittima. Ma i personaggi di Tommy Lee Jones si distaccano da qualsiasi cliché visto in passato. Pete, Mike e Melquiades sono infatti individui senza futuro (l'anziano vaquero per il clamoroso gesto di sfida fatto alle leggi e alle istituzioni, il giovane poliziotto perché ha creato il vuoto intorno a sé – compresa la moglie che ad un certo punto molla tutto, prende la corriera e se ne va – con il suo comportamento ottuso e disgustoso, e il messicano per ragioni facilmente intuibili), tutti e tre in qualche modo alla ricerca di un'improbabile redenzione. Non importa che il paese messicano che cercano non esiste, perché esso è il simbolo di una vita diversa, probabilmente niente più di una mera utopia, che però con la volontà caparbia e un po' folle di chi non ha più niente da perdere è forse possibile realizzare, a costo di inventarsi grazie a una fotografia un passato sublimato o un villaggio che nessuna carta topografica può indicare. Il coté realistico (l'immigrazione clandestina, la polizia corrotta, la desolazione e la noia del profondo sud degli States) è sicuramente presente, ma è soverchiato dalla dimensione metaforica ed esistenziale del film. "Le tre sepolture" ha un finale aperto: forse Pete ha dato un senso alla propria vita e a valori come amicizia e dignità (in questo ricordando un po' il protagonista di "Una storia vera" di David Lynch), forse Mike ha espiato il proprio delitto; forse quello che è più importante – come ben sa chi ama viaggiare – non sta nel traguardo raggiunto ma in ciò che si è vissuto lungo il cammino; quello che è certo è che lo spettatore non esce indifferente dalla visione di questa pellicola ambiguamente affascinante, fosse anche solo per quella faccia in putrefazione che i personaggi sono a lungo, come in un incubo, costretti a fissare con raccapriccio.