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ROGER DODGER - ROGER SCHIVAGUAI regia di Dylan Kidd

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kafka62     6½ / 10  09/05/2018 15:49:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il rapporto che si instaura tra Roger e il giovane nipote assomiglia a quello tra Gassman e Trintignant ne "Il sorpasso". Analogamente al Gassman del film di Risi, anche Roger "Dodger" (che in lingua inglese sta per "lingua lesta") è un tipo con una gran faccia tosta, che si vanta di saper vivere e soprattutto di essere un maestro nei rapporti con l'altro sesso ma che, sotto la maschera di esperto e impenitente tombeur de femmes, rivela una miseria morale e un fallimento esistenziale che fanno di lui un personaggio quasi patetico. Lungi dal far pendere le donne dalle sue labbra, conquistandole con la sua implacabile dialettica, Roger colleziona solo brutte figure e la "notte brava" col nipote timido e alle prime armi, lungi dall'essere una eccitante iniziazione all'ars amandi, finisce per trasformarsi in una discesa agli inferi della degradazione morale. Niente paura, Dylan Kidd non vuole fare la predica e neppure un film sull'amaro apprendistato di un ragazzo alle soglie della vita, e difatti, qualche tempo dopo, ritroviamo Roger, con la sua invariata e – adesso che lo spettatore lo ha smascherato - ridicola sicumera, ad atteggiarsi a infallibile pedagogo del sesso di fronte a una ammirata platea di brufolosi studenti liceali. Proiettandosi, sia pur arbitrariamente, nel futuro, si può facilmente vaticinare a Roger la sorte di un inguaribile e tutto sommato simpatico fanfarone, che continua imperterrito, alla faccia degli anni e di ogni evidenza contraria, a scommettere di essere in grado di rimorchiare qualsiasi ragazza gli capiti a tiro, ma la cui vita, al di sotto della superficie, è colma di rimpianti e di solitudine, incapace com'è di costruirsi un affetto vero e non millantato.
Quello di Dylan Kidd è un film curioso, ossimorico: da una parte infatti condanna impietosamente il logorroico vaniloquio del protagonista (che – copywriter in una azienda di pubblicità e quindi abituato a lavorare sulla sofferenza degli altri per indurli a consumare dei prodotti in grado apparentemente di riempire il loro vuoto interiore – si vede ritorcere contro come un boomerang quelle armi di seduzione da lui usate per dominare il prossimo), dall'altra proprio sui dialoghi piccanti ed effervescenti costruisce il suo innegabile fascino. "Roger Dodger" è infatti parlatissimo, come avviene spesso nelle pellicole dei giovani esordienti americani, mentre dal punto di vista formale ricorre a uno stile molto mosso, quasi sciatto (traballamenti della macchina da presa, sfocature), con l'unico sospetto di una punta di furberia modaiola. Pur non mostrando niente di particolarmente geniale e innovativo, si tratta pur sempre di un'opera estremamente gradevole e coinvolgente.