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PICCOLO CESARE regia di Mervyn LeRoy

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Dom Cobb     7½ / 10  16/04/2018 23:50:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un piccolo criminale soprannominato "Piccolo Cesare" intende scalare i vertici della malavita e godersi una posizione di potere assoluto: trasferitosi nella grande città, inizialmente, le cose vanno bene, ma alle lunghe la sua ambizione sfrenata non solo lo divideranno dal suo migliore amico, ma segneranno anche la sua inevitabile fine...
All'alba della nuova era del sonoro, nuove realtà si affacciano sul panorama cinematografico, che pian piano comincia ad allargarsi sempre di più; e questo "Piccolo Cesare" segna idealmente il punto di partenza del genere gangster, che nel corso del decennio diventerà uno dei più popolari e caratteristici, e che oggi ancora mantiene intatta una certa attrattiva. Il mondo del crimine organizzato ha sempre avuto un inspiegabile fascino, caratterizzato nella finzione da una romanzata violenza tinta di raffinatezza da carismatiche canaglie; ed è affascinante vedere come ha avuto inizio il cammino di una delle pagine più influenti della storia del cinema.
Bene o male, questo "Piccolo Cesare", pur essendo un solido capostipite, non rappresenta ancora la quintessenza del genere: esso contiene già gli elementi che daranno al genere il suo successo, un mix di durezza, spari, alcolici, belle donne e un po' di sano melodramma che si sussegue a ritmo sostenuto. Ma, sebbene il film in sé intrattenga a dovere, qualcosa sembra comunque mancare. Il problema più lampante è che il ritmo, in fin dei conti, è anche troppo sostenuto, e la sceneggiatura semplifica a tal punto l'evolversi degli eventi, riducendoli all'essenziale, da dare l'impressione che tutto si svolga un po' troppo in fretta.


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Di positivo c'è comunque che la mancanza di tempi morti impedisce di annoiarsi; e ad elevare il livello qualitativo c'è un superbo Edward G. Robinson, qui nell'interpretazione che lo ha lanciato come attore di prima classe, aiutato da un ottimo Fairbanks, simpatico senza essere forzatamente belloccio.
Poi c'è la regia di LeRoy, senza fronzoli ma sempre ben curata: è interessante notare il modo in cui mette il personaggio di Cesare al centro dell'attenzione, delineando una figura disprezzabile e moralmente nera, del tutto preda del proprio orgoglio e della propria ambizione, ma allo stesso tempo fiera e sempre intenzionato ad agire secondo le proprie regole, per discutibili che possano essere. L'analisi del "mostro" che non sa di esserlo, e che anzi si ritiene un essere per certi versi superiore a tutti gli altri, sembra trattarsi di una costante del cinema di LeRoy, visto che ricorrerà anche in futuro nei suoi film.


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Non un capolavoro, ma in ogni caso un piccolo gioiello, questo "Piccolo Cesare" rappresenta il primo, piccolo passo di un genere destinato a regalare tante pietre miliari negli anni e decenni che seguiranno.