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IO E MIA SORELLA regia di Carlo Verdone

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Godbluff2     7½ / 10  13/11/2022 22:56:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Io e mia sorella" è un film chiave nella carriera di Verdone, è infatti qui che inizia la fase matura (e migliore, nel complesso) della carriera del regista romano.
Questo film, pur mantenendo tratti tipici e caratterizzanti del suo cinema, segna il netto distacco nello stile narrativo rispetto ai lavori della prima fase di carriera, qui c'è il Verdone che compie il passo definitivo verso una commedia più matura, che lo consacra definitivamente come erede più evidente della tradizione del genere nei suoi anni d'oro. Niente più commedie comico-sentimentali venate da malinconia, ma commedie malinconico-drammatiche a tutti gli effetti, dove i personaggi hanno caratterizzazioni più complesse rispetto a prima e affrontano situazioni più complesse; i film di questo Verdone sono intimi, dichiaratamente amari e concedono ancor meno rispetto ai film precedenti.
Questa volta Benvenuti e De Bernardi insieme a Verdone danno (quasi) il loro meglio e scrivono una commedia che è dramma dell'inadeguatezza umana alla vita quotidiana, al comune vivere di tutti i giorni.
"Io e mia sorella" vive su personaggi indeterminati, lavora sul contrasto tra le vite dei due fratelli, l'opposto l'uno dell'altro e per tutto il film presenta un panorama umano desolante che non può che condurre a quel bel finale sospeso, amaro, con personaggi che restano irrisolti, che hanno fallito. Ecco, i personaggi di "Io e mia sorella" sono "terribili", non se ne salva uno, per un motivo o per l'altro, semplicemente perché sono il più terreno esempio di umana fallibilità, tra fragilità, inadeguatezze, egoismi.
In un film che dal suo nucleo spoletano (con l'ambiente intimo, monotono ma caloroso del comune umbro) si sposta tra l'Ungheria e l'Inghilterra, molto lo fa anche la fotografia di Danilo Desideri, che soprattutto nell'appartamento di Carlo è cupa, con le finestre e le tende sempre chiuse, è opprimente.
In questo contesto Verdone scopre un nuovo modo di intendere i suoi personaggi e il suo modo di recitare che si adatta a dialoghi e sviluppi narrativi più seri, più solidi; non rinuncia ovviamente a sviluppare, soprattutto attraverso la sua indispensabile goffagine, dei momenti comici che per contrasto con un racconto più maturo e compatto nella sua amarezza, risultano decisamente più efficaci rispetto ad altri visti nei tre film precedenti, rispetto ai quali Verdone sembra aver trovato la sua quadra definitiva nel modo di intendere la Commedia. Di fatto, è la vita del personaggio-Carlo ad essere tragicamente comica e quella di sua sorella è comicamente tragica, quasi.
"Io e mia sorella" ritrova, in questa maturità espressiva, quella freschezza che Verdone aveva perso a mio avviso dopo "Borotalco". Certo, non è un film perfetto, certo Ornella Muti come attrice è probabilmente il peggior limite del film (Elena Sofia Ricci è invece molto bene in parte) però è l'inizio di un periodo molto florido e ricco di ispirazione nel cinema di Verdone, tant'è che solo l'anno successivo a questo film tirerà fuori il suo lavoro più bello, seguito da altri quasi altrettanto validi.