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ME TOO regia di Aleksej Balabanov

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benzo24     10 / 10  17/01/2024 18:45:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cinque disperati partono da San Pietroburgo a bordo di un suv. Decidono di recarsi in una landa sperduta devastata da un incidente nucleare alla ricerca del Campanile della Felicità, edificio diroccato, piazzato nel mezzo del nulla, che fagocita chiunque vi entri per "trasportalo" in un altrove pieno di serenità.

Non esiste più distinzione tra il vero e il falso, tra TRUE e FAKE NEWS.
I nomi dei protagonisti hanno lo stesso nome (e a volte persino il mestiere) degli attori (non professionisti).
L'assoluto dei pellegrini in SUV diventa la cancellazione to­tale, i cinque sono Stalker del niente.
Il viaggio è contornato di stasi morale, fonemi e musica a palla, più sorsi abbondanti di vodka.
Anche perché «L'alcool abbassa il livello di radiazioni nel sangue»: una delle tante scemenze da qualcuno sentenziate impassibilmente, e da qual­cun altro ascoltate con altrettanta impassibilità. I dialoghi del film sono la conseguenza della fine del senso e del senso della vita.

La realtà odierna è per niente distante dal grottesco di questa vicenda, dove ogni azione diventa una stasi, la rivoluzione una con­troriforma.
Non esiste attraversamento, sono aboliti i riti di passaggio. Nonostante l'azione, il movimento, l'espiazione, appare tutto e sempre uguale, piatto e liscio. A meno che la predestinazione della grazia non sia proprio una spoliazione di tutte le cose, l'annullamento nella morte, alter comunismo : l'anno zero di una nuova era glaciale.

Il vero plot è la fine delle grandi narra­zioni, il testo per nulla. Non gira a vuoto (come spettatori e critici han­no lamentato) incarna espressamente il vuoto. Il non-sense della rappresentazione combacia con l'entropia del non-sense rappresentato.
Piena di informazioni, senza nessuna informazione.
Pur nella parados­sale ricerca di una via d'uscita, pur nella tipologia variegata dei caratte­ri presentati.
Quell'«anch'io» del titolo diventa l'intercalare che non attesta alcun desiderio.
Una passività della coscienza, un falso movimento.
Godot, è chiaro, non arriva neanche stavolta.