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VIAGGIO A TOKYO regia di Yasujiro Ozu

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amterme63     10 / 10  10/11/2014 19:23:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pochi film come "Viaggio a Tokyo" riescono a colpire e a provocare ripensamenti e considerazioni sull'esistenza e la coscienza di chi guarda, soprattutto nei riguardi del rapporto che si ha con i propri genitori o i propri figli (se se ne hanno), in generale con le persone care che ci stanno accanto.
Siamo veramente altruisti, gentili, disponibili e amabili verso di loro, oppure pensiamo prima a noi stessi; sacrifichiamo il nostro tempo, passiamo sopra i nostri impegni per loro, oppure viviamo i legami familiari come un peso, una convenzione da onorare il meno possibile, magari in maniera formale?
"Viaggio a Tokyo" ci fa entrare proprio dentro, negli atti quotidiani, nell'intimità di una famiglia normale, apparentemente felice e unita; una famiglia in qualche maniera "fortunata", relativamente benestante, ben inserita nella vita sociale, che non manca di niente. Basta però una "perturbazione" nel tran-tran quotidiano nella vita dei figli lontani, tutti ben sistemati (la visita per una decina di giorni degli anziani genitori), per far venire a galla la verità dietro le apparenze: nessuno è disposto a sacrificarsi per qualcun altro, siano pure i propri genitori. Anzi, questi sono un peso, una scocciatura, qualcosa di cui disfarsi se possibile al più presto.
Ozu si prende tutta la calma necessaria e ci presenta così i fatti, ma soprattutto gli stati d'animo, con un'evidenza e una perfezione che raramente è dato vedere su di uno schermo. Lo fa usando il mezzo più diretto e evidente: la vita normale di tutti i giorni, quella in cui noi tutti viviamo e in cui ci riconosciamo. E' automatico quindi pensare anche a noi stessi, alle nostre vicende.
Il tutto è reso ancora più umano e reale per il fatto che i personaggi in qualche maniera se ne rendono conto di questo scarto fra forma e interiorità, lo percepiscono (chi ammettendolo e chi no) e in fondo lo considerano un evento naturale, dovuto al fatto che siamo esseri profondamente imperfetti. A questo punto una persona anziana non può che aspettarsi di essere abbandonata, di trovarsi sola, inesorabilmente sola. Ironia vuole che la persona anziana stessa accetti questo destino, anzi spinga chi si "ostina" a stare accanto in maniera disinteressata, a rinunciare, a pensare un po' di più a se stesso, alla "propria" felicità. Sì, perché qualche eccezione alla regola generale dell'egoismo esiste, ed è rappresentata nel film dallo splendido personaggio di Noriko (interpretato da una bellissima e bravissima Setsuko Hara). Non è detto però che l'altruismo porti alla felicità, anzi.
Insomma Ozu ci rappresenta un quadro molto convincente della vita nella sua imperfezione, senza volerci imbastire sopra un giudizio precostituito. Siamo noi spettatori che autonomamente faremo le nostre considerazioni sulle esperienze umane che si chiamano esistenza, vecchiaia, solitudine.