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TITANE regia di Julia Ducournau

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stratoZ     7½ / 10  22/07/2023 13:13:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Totalmente destabilizzante, il vincitore di Cannes 2021 è un film imprevedibile, una storia fuori dalla logica narrativa comune, un sogno lisergico e shockante di una realtà filtrata da una mente malata e totalmente instabile.

A primo impatto ero indispettito dal fatto che la Ducournau non avesse spiegato il perché di quegli omicidi, mi aspettavo qualche approfondimento o spiegone al riguardo, poi ho pensato che il bello dell'opera è anche questo.

Su Titane avvengono molte cose senza un apparente motivo, sebbene sia un film basato su una narrazione sequenziale, si limita a raccontare e spiegare ben poco. L'inizio a trecento all'ora fa presagire totalmente altro allo spettatore, che pensa di aver indovinato la direzione e tipologia di film, poi tutto d'un tratto l'autrice ci porta su binari totalmente opposti.

Le influenze del film sono evidenti, Cronenberg è pure inutile citarlo, anzi penso ci abbia pensato l'autrice stessa a farlo, non solo nell'attrazione per le macchine, quanto per il feticismo riguardo ogni integrazione dell'artificiosità nella carne, la scena del piercing al seno è emblematica e considerato il background di vissuto e psicologico della protagonista è una disperata ricerca del simile, un urlo di disperazione mascherato da pulsione sessuale e un po' di sadismo.


Ma c'è anche altro, da Tsukamoto agli altri grandi autori lisergici contemporanei che a loro modo hanno spettacolarizzato la violenza, dalle ultime opere di Refn - "Only god forgives" non solo stilisticamente ma anche tematicamente considerato il problematico rapporto con le figure genitoriali - a Noé e Von Trier.

Ma alla fine di cosa tratta Titane? Me lo sono chiesto per qualche giorno dopo la visione, trovo che principalmente l'opera sia fatta da due percorsi paralleli che si incrociano. Due vite semidistrutte dal mondo contemporaneo, quella della protagonista e quella del capitano dei vigili del fuoco, persone totalmente sole e provenienti da un vissuto drammatico che per bisogno disperato riusciranno a consolarsi a vicenda, riacquisendo almeno in parte quell'empatia che da tempo era soppressa - volontariamente o meno -
E a proposito di questo è inusuale anche come viene mostrato il cambiamento della protagonista, non graduale ma fatto di picchi evidenti, alla trasformazione fisica così repentina segue un cambiamento psicologico altrettanto repentino, inizialmente per esigenza legale, poi, senza mostrarlo allo spettatore, per esigenza affettiva, esplodendo poi, per quanto possibile, nei minuti finali.

Il finale è nettamente la parte più emotiva del film, ma lascia con un dilemma. È questa una finta consolazione o siamo di fronte ad una vera e propria rinascita?

Estetica raffinata, con una fotografia che si fa notare tantissimo, soprattutto negli interni con forti tonalità viola che sembrano quasi trasmettere un senso di passione e sofferenza, abbinata ad una colonna sonora prettamente elettronica che da un senso di smarrimento postmoderno in pieno contesto filmico.

La Ducournau dopo il già interessante Raw si conferma - e si afferma - come un'autrice da tenere d'occhio nel panorama odierno, non solo autoriale quanto anche in un ambito di cinema degli eccessi.