76mm 6½ / 10 18/04/2024 15:52:45 » Rispondi Gli ho anche concesso una seconda punitiva (per me) visione per il timore di non averne colto la grandezza al primo passaggio…tuttavia continuo a non vedere il capolavoro che molti sostengono che sia. Fondamentalmente è una storia di elaborazione del lutto, che non alza di molto l'asticella a livello di introspezione e spessore dei protagonisti. Il personaggio più ambiguo e quindi più interessante (la moglie) esce di scena dopo mezz'ora, che non a caso è la migliore della pellicola…da quel momento inizia un altro film (ed infatti i titoli di testa partono da lì), girato e recitato in maniera inappuntabile ma poco coinvolgente dal punto di vista emotivo visti gli argomenti trattati. La durata "monstre" e i riferimenti letterari alti (che immagino avranno fatto godere molto chi ha letto Cechov e Murakami, quindi non me purtroppo…mea culpa…) contribuiscono a conferire alla pellicola quella patina da grande opera d'arte che evidentemente ha fatto presa su molti. Personalmente l'ho trovato piuttosto didascalico. Resta comunque un'opera interessante e meritevole di una visione, ma se non vi convince al primo giro non fate come me e lasciate perdere che un modo migliore di impiegare 3 ore della vostra vita lo trovate di sicuro. Fra l'altro per essere un'opera così curata in tutto ho notato uno svarione bello grosso che metto in spoiler
la storia del glaucoma nel film cosa c'entra? Nel racconto da cui è tratto (non l'ho letto ma mi sono informato) è proprio quello il motivo per cui al protagonista viene assegnata un'autista e in questo modo tutto torna, semplice e lineare…qui invece viene tirata in ballo una rigida regola della produzione per la quale gli artisti non possono guidare (ma allora, svarione nello svarione, perché agli attori l'autista non viene assegnato? Fra l'altro fanno anche un incidente mentre si stanno recando alle prove…) e quindi la progressiva perdita di vista del regista, di cui fra l'altro non si fa più menzione per tutto il film, sembra messa lì per caso, come se fosse un McGuffin (involontario però).