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SPENCER regia di Pablo Larraín

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Invia una mail all'autore del commento williamdollace     8 / 10  13/08/2022 18:07:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scenografia spremuta da Jonny Greenwood, con il Jazz che accumula fantasmi, fughe, ripensamenti. Pablo Larraín ripensa il mito dalla casa paterna, dalla storia, dai manichini impotenti di una servitù tanto coloro che servono, e allora la estrapola dalle valute correnti, dalle foto appariscenti, ne fa realismo fatiscente, essere con essere, umano con umano, pollo fritto contro soufflé di stato. Il giorno è come la notte, corridoi popolati dalla Spencer che si fa manifesto, i wc come isole di salvataggio, l'amore che si fa shock, una donna che implora un futuro dove il passato presente e futuro sono fusi nella eucarestia gestuale del passato censito dalla regale regalità. Un mondo finto in cui tutti sono 2 in cui 1=1+1 perché ne va della sopravvivenza, in cui anche le perle sono il simbolo della noncuranza regale, da indossare, ingoiare, strappare, lasciare, per non farsi tagliare la testa (Bolena), prima dell'ultimo schianto, o sparo, condannato come un uccello a prendere il volo per non soccombere al rito, per farsi mito.