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UN ALTRO MONDO (2021) regia di Stéphane Brizé

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Thorondir     7½ / 10  25/07/2023 14:27:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel terzo film della "trilogia del lavoro" Brizé passa dall'altra parte della barricata: questa volta il protagonista è un dirigente d'azienda alle prese con un piano di licenziamenti. Ciò che Brizé aveva fatto negli altri film qui viene ulteriormente "asciugato": il film vive di una rigorosità quasi bressoniana e il personaggio interpretato da Lindon è quasi dreyeriano nel suo essere tormentato ma allo stesso tempo austero, minimale nelle sue espressioni, fermo. Il meccanismo è quello già sperimentato: narrare con sguardo naturalistico-documentaristico l'ipercompetitività giocata non sull'innovazione di prodotto ma su quella della compressione dei diritti dei lavoratori e sul loro essere giocati come marionette (metafora telefonata ma calzante). Ne emerge un quadro foschissimo e pessimista, solo apparentemente inzuccherato dalle ferme scelte morali del protagonista (che tenta di opporsi nei limiti della sua funzione e decide di non portare la guerra - titolo del secondo film del trittico - dentro la stessa azienda, come vorrebbero i suoi superiori, in un gioco al massacro di social-darwinismo aziendale). Forse un po' rimasticato il tema e le dinamiche (compresa quella del figlio con problemi) ma forse anche il film più compiuto e rigoroso dei tre, complice anche una scelta delle musiche di Rocailleux che rendono questo "Un altro mondo" una sorta di marcia funebre del neocapitalismo.