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THE LAST DUEL regia di Ridley Scott

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Boromir     9 / 10  22/01/2022 00:11:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Alla veneranda età di 84 anni, quell'attempato leone della macchina da presa che è l'inglese Ridley Scott continua a regalare il piacere di un cinema classico e sempre avanguardista. Perché questo è The Last Duel: un grandissimo film, che se non eguaglia il lirismo della tragica epopea di Massimo Decimo Meridio (o quella più luminosa e speranzosa di Baliano di Ibelin, giusto per citare quell'altro film meraviglioso che è Kingdom of Heaven), ci va vicino e vince la prometeica sfida delle aspettative più rosee.
Le due ore e mezza di proiezione traggono linfa vitale da una sceneggiatura orchestrata minuziosamente, strutturata in tre capitoli e altrettanti punti di vista, che Scott estetizza tramite una sensibilità visiva capace di scandagliare i minimi dettagli umanizzanti. La propulsione anti-epica con cui il mito dei cavalieri viene smantellato e riportato a una dimensione umana e repellente ricollega perfettamente questo film al decadentismo iconoclasta dello Scott migliore, quello di Blade Runner, American Gangster o Thelma & Louise per capirci. Non manca nemmeno quella magnitudo "gladiatoria" che il regista sfodera senza freni nel clamoroso duello del titolo, una pagina di cinema istantanea, scritta a suon di otturatori rapidi, rallenty piazzati nei momenti giusti e sonoro da paura&panico, di quelle che dovrebbero insegnare a numerosi novelli cineasti come si piega il virtuosismo tecnologico per enfatizzare crudezza e tensione, senza diventare inutilmente gratuito (ah Game of Thrones, quanto avresti imparato da Scott, se solo non ti fossi lasciata trascinare dal delirio d'onnipotenza di D&D).
The Last Duel è un film monumentale, viscerale e granitico, elegantissimo e contundente come lo fu Silence di Scorsese; un kolossal crepuscolare che fa gravare sulla platea le sue ingombranti urgenze con la delicatezza di un guanto ferrato. Ci sarebbe tanto da dire sulle raffinate musiche di Harry Gregson-Williams (ormai confermato miglior discepolo di Hans Zimmer), su quanto Dariusz Wolski sia un genio della luce a cui si continua a negare obbligatori tributi, sull'inossidabile tempra di Scott nell'esame della reiterazione della Storia quale eterno ritorno di contraddizioni e scontro di prospettive; ma l'ultima lode voglio dedicarla a Jodie Comer, che ci ha fatto davvero credere nella sua Verità, nella sua lotta di donna contro le regole restringenti e ingiuste di un mondo violento e volgare (mai il Medioevo è stato così misogino, trucido e vicino al XXI secolo come in The Last Duel), caparbia e comunque mai disposta a rinnegare la sua natura. Spero che Sigourney Weaver, Susan Sarandon, Geena Davis e Eva Green siano fiere di lei.

Postilla: direi che è ora di finirla di paragonare The Last Duel a Rashomon o viceversa, con il solo intento di screditare Scott. Lo schema narrativo richiama senza dubbio Kurosawa, ma perlomeno ha l'umiltà di non volerne fare il verso. Siate intellettualmente elastici e voltate pagina: non esistono solo i titani del passato.