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IL COLLEZIONISTA DI CARTE regia di Paul Schrader

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JOKER1926     6½ / 10  12/01/2022 16:27:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il poker è metafora di vita: i comportamenti assunti al tavolo da un giocatore, spesse volte, si riscontrano anche in quelli usati dalla stessa persona nella società e nei rapporti umani.

"Il collezionista di carte" di Paul Schrader parte da questa base e racconta il suo elaborato attraverso gli occhi di un uomo ermetico (Oscar Isaac) in cerca di una qualsivoglia liberazione esistenziale.


Il disegno registico ha delle prospettive degne e soprattutto ha delle promesse da mantenere, "Il collezionista di carte" è uno di quei film che va un po' al di là dei soliti standard, ha qualcosa in più da raccontare, si avverte l'importanza che alberga intorno al prodotto di Schrader.
Le aspettative, in un discorso globale, sono rispettate. Il prodotto è strutturato in maniera intelligente e mantiene una linearità narrativa di gran classe ed eleganza. L'esposizione visiva e concettuale si spende molto bene e non presenta sbavature o forzature.
"Il collezionista di carte" è un lento racconto di un'esistenza tormentata, una sorta di viaggio spirituale. Il cronico contesto del casinò e del gioco del poker, svolgono funzioni metaforiche e non sembrano porsi altri obiettivi. Lo scopo della regia non è quello di raccontare le dinamiche del Texas hold'em ma di utilizzare le carte e le regole del poker sotto la forma di metafora dell'esistenza. Lo spettatore, in maniera soggettiva e personale, individuerà casomai il simbolico significato di denuncia sociale statunitense.
La musica adoperata per il film è un altro dei grandi tasselli che compongono questo soffertissimo mosaico. "Il collezionista di carte" riesce a catturare nonostante i ritmi volutamente compassati. Il finale è orchestrato per svolgere un preciso disegno (alquanto premeditato) della regia: la cosa può anche non piacere.
Per noi "Il collezionista di carte" si gioca male le ultime chip (mettiamola così) preferendo di non abbandonare quella continua linea di freddezza di fondo e coerenza a favore di qualche altra cosa. Manca un tessuto (a nostro giudizio necessario) di spettacolarità finale. La regia procede una marcia drammatica e autocratica.

JOKER1926