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BENEDETTA regia di Paul Verhoeven

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Thorondir     7½ / 10  03/03/2023 14:27:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Verhoeven si muove nel cinema che conosce meglio, quello erotico-provocatorio e lo fa ragionando in modo iconoclasta ed eretico sul corpo e il sesso come strumenti del potere: fin dall'incontro con Bartolomea il contatto fisico diventa veicolo di "trascendenza spirituale" (lo vediamo quando Benedetta ha una visione mentre viene toccata nella scena del canto in chiesa) e da quel momento Benedetta scopre che il corpo, le sue possibilità inesplorate, è centro di un potere che può travalicare l'ambito chiuso di un microcosmo conventuale per divenire modo universale di parlare al popolo (e di parlare con Cristo). Benedetta diventa così idolo populistico, figura miracolistica, simbolo popolare (quanti dittatori populistici hanno costruito gran parte della loro fortuna popolare sulle movenze del corpo e il suo utilizzo politico?) E se è vero che Verhoeven forse si muove fin troppo nella sua comfort zone con una nuova indagine della sessualità che non desta più lo scandalo di anni passati, è altrettanto vero che l'elemento più interessante del film sta proprio in questa indagine sulle possibilità del corporeo e su come il corpo è "libro" su cui leggere le manifestazioni del potere: quelle che vanno e vengono, del potere proprio e altrui (da quello martoriato di una giovane donna continuamente stuprata da padre e fratelli, a quello di Benedetta in grado di assurgere a teatina dei miracoli, da quello che segnala la decadenza del potere quando la peste arriva a distruggere le figure apicali, dalla anziana badessa al cardinale).

Andrebbe poi fatta una riflessione sul perché in un paese non marginale del mercato cinematografico mondiale, in un paese di 60 milioni di abitanti e dove per di più il film è ambientao e in gran parte girato, ci siano voluti due anni (no dico, due anni...) per vederlo in sala. Mistero della fede...