caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

MUNICH regia di Steven Spielberg

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
amterme63     8 / 10  08/09/2010 12:26:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Devo dire che questo film mi è piaciuto molto. E' ben fatto, non annoia e soprattutto fa riflettere, lascia allo spettatore molte considerazioni su cui eventualmente formarsi un proprio personale giudizio. Questa è una grossa novità per il cinema di Spielberg, dove in genere tutto era già predisposto e regolato, si sapeva dove era il bene e dove era il male e si poteva star certi che alla fine il bene avrebbe trionfato.
Questo è l'unico film di Spielberg, insieme a "Sugarland Express", dove non c'è questa distinzione netta e anzi dove volutamente si mette in dubbio la distinzione rigida di bene/male. Guarda caso questi sono gli unici due film di Spielberg che riprendono fatti realmente accaduti. Evidentemente il reale rompe tutti gli schemi precostituiti e mette in crisi le certezze acquisite.
Questo "voltafaccia" avviene in maniera sottile e graduale, mantenendo intatto il classico schema eroe/cattivo e per questo rende l'affacciarsi del dubbio più efficace e penetrante.
Nella prima parte infatti, nelle convulse scene iniziali, si mette in scena un atto brutale e inspiegabile verso esseri indifesi (anche se i terroristi hanno un aspetto più impaurito che truce e a volte sembrano esteriormente confondersi con le loro vittime), il quale porta automaticamente a giustificare un atto di "giustizia" basato sulla ritorsione e sul "dente per dente". La scena della riunione con Golda Meir è molto importante e contiene il tema ideologico del film. Si afferma che uno stato di diritto può "in certe circostanze" derogare ai propri principi base (se è per autodifendersi) e adottare metodi e procedure extralegali. Il tutto si riduce in pratica al tentativo di mostrarsi "più forte" per abbattere psicologicamente il "nemico". E' la strategia della paura, del "terrore".
Una decisione dei propri "superiori" va percepita come doverosa ed eseguita senza discutere ed è quello che si appresta a fare Avner, un tipico personaggio "positivo" dei film di Spielberg – pieno di coscienza etica, generosità, belle maniere, altruismo e legatissimo ai valori fondanti della società (vedi famiglia). Viene in mente una scena simile in "Salvate il Soldato Ryan", in cui una decisione illogica viene "introiettata" ed eseguita nonostante tutto.
Spielberg utilizza pure in Munich il meccanismo dell'identificazione positiva nell'eroe e nella sua squadra. Si viene invitati quindi a prendere per buone le intenzioni di Avner, farsele proprie e viverle in prima persona. Inoltre le loro imprese vengono rappresentate in maniera emotiva e spettacolare. Il "parteggiare" per una persona non viene meno in Munich.
Solo che le cose si svolgono in maniera diversa rispetto a "Salvate il Soldato Ryan". Le vittime non hanno l'aspetto e la sostanza di esseri infernali e cattivi. Addirittura in una occasione "i cattivi" espongono le loro ragioni che risultano essere identiche a quelle dei "buoni". L'utilizzo di metodi sanguinosi e brutali, le procedure basate sul mero interesse privato, la sensazione di sentirsi ricadere sopra quello che viene fatto, logorano la saldezza etica e le certezze degli eroi. Il bene e il male non appaiono più così certi e netti come apparivano all'inizio.
Per la prima volta in un film di Spielberg l'eroe prova il dubbio e la paura; il dubbio di sbagliare e la paura di perdere se stesso. Sentimenti che alla lunga hanno il sopravvento e portano il protagonista a rinnegare il dovere civile per rifugiarsi nell'unica certezza saldissima dell'universo di Spielberg: la famiglia.
Certo Spielberg ha sempre rappresentato gli errori del potere ma non ha mai formulato una condanna netta. Così anche in questo film. La presa di distanza è comunque chiara. Sia Israele che gli USA post-2001 hanno intrapreso una strada sbagliata che sta corrodendo e rovesciando i valori etici basilari che animano queste due nazioni. Non si tratta di una condanna ma di un avvertimento.
E' qualcosa di notevole e insolito per Spielberg e forse anche di coraggioso. Nonostante quindi le solite forzature sentimentali e familiari, la poca chiarezza con cui vengono riportati i fatti storici, la spettacolarizzazione di molte scene, il ruolo poco chiaro e ambiguo ricoperto da Luis e la sua famiglia, il film lascia il segno, inquieta, apre gli occhi.
Invia una mail all'autore del commento emans  08/09/2010 14:09:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Anche "schindler's list" narra di fatti realmente accaduti.
amterme63  08/09/2010 14:45:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ed è lì che si mostra che NON TUTTI i nazisti erano malvagi. Qualche rara eccezione c'era.
Se tu ricordi, Schindler era un nazista a tutti gli effetti e solo alla fine si toglie la svastica dalla giacca. E' un altro film che in parte smentisce tesi troppo assolute.