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#IOSONOQUI regia di Éric Lartigau

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Mauro@Lanari     5 / 10  10/02/2022 03:54:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non perché quasi la metà è ambientata in un aeroporto, allora il film evocherebbe l'atmosfera di "Lost in Translation" (Coppola 2003) o "The Terminal" (Spielberg 2004), né perché il protagonista trascorre gran parte del tempo su Instagram o Skype, allora sarebb'una "romcom digitale" sulla crisi di mezz'età. Come dire ch'assomiglia a Bong Joon-ho poiché girato a Seul. L'impressione è che questo padre si comporti così da sempre, anche senza hastag, K-pop, "nunchi" (l'"Intelligenza emozionale", titol'originale del libro di Goleman pubblicato nel 1995), poiché è il ritratto d'una persona o d'una personalità nomadica, confusa, disorientata, che vive d'istinto alla ricerca di conferme alla propria autostima: "Sono un eterno immaturo [=Je me suis perdu... jeune]. È un social, diamine, uno mostra ciò che vuole, basta comprendere il meccanismo". Cinque anni dopo il successo popolare di "La famiglia Bélier", Eric Lartigau rilancia con "la storia di un uomo che non [conosce] il proprio posto nel mondo. Perdersi per ritrovarsi: ma dove?" (Lorenzo Ciofani).
Mauro@Lanari  10/02/2022 05:46:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ps: la cena nuziale dell'incipit comincia con "Jukebox Babe" d'Alan Vega, 1980 (https://www.youtube.com/watch?v=OAQ2jq6vwsE; https://music.youtube.com/watch?v=os5xeR1yWCw).
Mauro@Lanari  10/02/2022 18:17:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sorry: "hashtag".